L’urbanizzazione è un fenomeno sociale e politico che necessita di essere gestito e studiato dai governi poiché è indissolubilmente legato alla salute e qualità di vita dei cittadini

Con questo scopo nasce l’Health City Report, realizzato grazie all’eHealth City Institute, alle Istituzioni, alle Università e agli Istituti di ricerca, con il contributo non condizionato del programma internazionale Cities Changing Diabetes di Novo Nordisk

Come migliorare la salute e il benessere dei cittadini? Come accrescere la qualità di vita nelle città? Cosa lega urbanizzazione e salute?

Da qui nasce l’Health City Report, realizzato grazie all’impegno dei ricercatori e degli esperti dell’Health City Institute, delle Istituzioni, delle Università e degli Istituti di ricerca, impegnati nell’Urban Health, con il contributo non condizionato del programma internazionale Cities Changing Diabetes di Novo Nordisk.

L’urbanizzazione è un fenomeno sociale inarrestabile e una tendenza irreversibile in forte crescita, basti pensare che nel 1960 la popolazione mondiale che abitava nelle città era il 34 per cento e nel 2014 è arrivata al 54 per cento ed è in continuo aumento.

Le città ad oggi occupano poco meno del 5 per cento della superfice totale terrestre, ma si stima che nel giro di dieci anni si espanderanno di oltre 1,2 milioni di km2, pari ai territori di Francia, Germania e Spagna messe assieme, e nel 2050 l’86 per cento del territorio delle nazioni sviluppate sarà urbanizzato.

L’urbanizzazione però è anche un fenomeno politico che necessita di essere gestito e studiato dai governi sotto numerosi punti di vista quali l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto occupazionale, la sostenibilità ambientale, ma soprattutto la salute pubblica, perché alla questione inurbamento è indissolubilmente legato, purtroppo, l’aumento delle malattie croniche non trasmissibili come diabete e obesità.

Con questo scopo, già nel 2015, le Nazioni Unite hanno inserito tra i 17 obiettivi di Sustainable Development Goals (SDGs) un preciso obiettivo (SDG 11) dedicato a rendere la città inclusiva, sicura, sostenibile e capace di affrontare il cambiamento.

«Su questo Pianeta fatto da città, dove più della metà di noi vive in aree metropolitane, la nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani, infatti ad oggi dove vivi è un fattore predittivo che ti permette di poter determinare se morirai presto o soffrirai di malattie, per questo rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età», spiega Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health City Institute.

«Si deve quindi intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che tenga in considerazione l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità.

È una sfida determinante che inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle nostre città».

«La migrazione della popolazione verso le aree urbane si accompagna anche a modifiche sostanziali dello stile di vita, che diventa sempre più sedentario.

E questo non può che influenzare un altro fenomeno che sta avvenendo in contemporanea: l’epidemia di sovrappeso e obesità, inequivocabilmente associata ad un aumento del rischio di diabete, malattie cardiovascolari e, più in generale, di patologie croniche», continua Federico Serra, Segretario Generale Health City Institute e di C14+, Presidente dell’International Public Policy Advocacy Association.

«Gli abitanti risultano più attivi quando i diversi luoghi della città sono percepiti come sicuri, esteticamente gradevoli e dotati di spazi verdi, parchi e “situazioni urbane” capaci di incentivare il movimento. Un filo sottile, ma evidente, lega quindi il crescente numero di persone con diabete alla città, è nostro compito intervenire per fermare questa epidemia in crescita».

«La politica urbana diventa quindi una forma di medicina preventiva – si collega Enzo Bianco, Presidente del Consiglio Nazionale di ANCI e di C14+ – con quest’ottica, in tutta l’Unione Europea le città stanno approntando piani di investimento per spezzare il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione; circolo vizioso confermato dalla pandemia da COVID-19, in cui le persone maggiormente colpite sono state purtroppo lavoratori giovani, persone che vivono in condizioni precarie, persone con disabilità e gli anziani, portandoli a un peggioramento delle condizioni di vita e dello stato di salute generale.

Possiamo e dobbiamo intervenire costruendo comunità resilienti, promuovendone la coesione e facendo della salute il collante comune».

«Con lo scopo di guidare le città verso un modello di “Healthy City”, aumentare la capacità amministrativa degli Enti ed elaborare soluzioni innovative ed inclusive per rispondere alle istanze di salute e benessere espresse dai cittadini, l’Health City Institute ha promosso la formazione della figura professionale dell’Health City Manager», aggiunge Chiara Spinato, Direttore Generale Health City Institute.

«Questa persona è in grado di unificare la gestione della Salute Pubblica, la programmazione e la pianificazione urbana in ottica di salute, sociologia e psico-sociologia delle comunità, orientando il processo decisionale della Pubblica Amministrazione locale verso un’autentica integrazione sociosanitaria e contribuendo a reificare, oggi più che mai, la rete di prossimità territoriale così da garantire equità, pieno accesso alle cure e ai servizi, diritto alla salute ai cittadini».

«L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro secolo e nonostante i tanti sforzi già compiuti, ancora molto c’è da fare per assicurare alle città una Healthy Governance.

Oggi la promozione della salute e dei corretti stili di vita riveste una posizione di centralità negli obiettivi di Sindaci e Amministrazioni locali, si vuole creare città più sane e sostenibili in grado non solo di contrastare le malattie croniche, ma anche di garantire un equo benessere socio-economico, fisico e mentale che, in sintonia con la natura, il rispetto dell’ambiente e il minor spreco di energia, dia un valore aggiunto alla salute», afferma l’on. Roberto Pella, co-Presidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario ANCI.

«Per riuscirci è però necessario lavorare tutti insieme, serve un approccio multidisciplinare e multiprofessionale, ma al tempo stesso coordinato e condiviso che, partendo da politiche istituzionali lungimiranti in grado di aumentare l’empowerment della comunità e di coinvolgere tutti gli stakeholder interessati, garantisca fondamenta “sane” ed “in forma” alle nostre città facendo della Salute Pubblica una vera e propria infrastruttura».

«Per dare un solido aiuto nella salute come bene comune, e porre il cittadino al centro delle scelte Novo Nordisk ha lanciato nel 2014 il programma globale Cities Changing Diabetes, che ad oggi coinvolge 42 città del mondo.

Attraverso questo progetto vogliamo guidare il cambiamento verso un concreto effetto sulla riduzione dell’obesità e del diabete tipo 2, identificando i discriminanti di salute delle città, secondo un approccio interdisciplinare e attraverso una partnership pubblico-privato che coinvolge leader di città e personalità governative, mondo accademico, associazioni di pazienti, aziende sanitarie, associazioni di cittadinanza e grandi imprese» conclude Marco Salvini, Senior Director External Affairs di Novo Nordisk Italia.

a cura della redazione

Written by giovanni47