In anteprima sulla piattaforma digitale delle Stanze Italiane dell’Istituto Italiano di Cultura di New York la nuova scultura immateriale dell’artista Salvatore Garau
Nascerà di fronte alla Federal Hall e a pochi passi dalla Borsa di New York, “Afrodite piange” di Salvatore Garau, la terza di sette opere “immateriali” che verranno collocate in altrettante città sparse in tutto il mondo.
Realizzata grazie al sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, che dedica al pittore un focus in anteprima e una “stanza virtuale” sulla piattaforma wwww.stanzeitaliane.it ideata dal direttore dell’Istituto Fabio Finotti, “Afrodite piange” è una scultura immateriale che esiste soltanto perché lo ha deciso l’artista. Un’opera fatta di sola aria, che prende forma grazie all’immaginazione di chi osserva, ma soprattutto a impatto ambientale zero e non riproducibile in rete: a differenza dell’arte digitale degli NFT, infatti, le sculture di Garau non sono un agglomerato di pixel, non un’immagine, ma la sua negazione.
Video Salvatore Garau
Non mi vedi ma esisto, proprio sopra questa bianca rotonda geometria / Sono Afrodite, scultura immateriale fatta di aria e spirito / Senti la mia assenza che è una vera esistenza / Ancora non mi vedi? Eppure io sono qui, davanti a te e piango perché sono bellezza e amore che sta scomparendo / Io sono il tuo nome / Dammi la forma che desideri. Fai che io non scompaia del tutto / Fai che di me resti almeno il nome.
Può dunque un’opera che di fatto non esiste acquistare vita propria (anche sul mercato dell’arte) soltanto per volere del suo autore? Per Salvatore Garau sì: “Nel momento in cui decido di “esporre” in un dato spazio una scultura immateriale, quel luogo concentrerà una certa quantità e densità di pensieri in un punto preciso, creando una scultura che dal solo mio titolo prenderà le più svariate forme. Il concetto delle mie sculture si discosta completamente dalle provocazioni di Marcel Duchamp agli inizi del ‘900 o successivamente dell’arte concettuale degli anni Sessanta.. L’assenza della materia per me è un atto d’amore verso il non conosciuto e il mistero al quale quasi l’intera umanità si affida”.
“Stiamo vivendo un momento” – conclude Garau – “in cui la nostra fisicità, il nostro esserci è sostituito dalle nostre immagini virtuali e dalla nostra voce (anche questa impalpabile). Il nostro essere carne e ossa deve fare i conti con l’assenza che è la vera presenza in questi tempi”.
Da sabato 29 maggio, dunque, sulla piattaforma digitale “Stanze italiane” dell’Istituto Italiano di Cultura di New York – che rappresenta un modo nuovo per far conoscere l’Italia che travalica i tradizionali stilemi e dedica spazio al nuovo, all’inedito, all’inatteso – verrà presentato in anteprima il video che racconta il posizionamento a New York della nuova scultura immateriale di Salvatore Garau “Afrodite Piange”: un cerchio bianco con un puntino rosso al suo centro, sulle note di un’intensa colonna sonora, quasi un contraltare da protagonista, srotolato sul violino di Anna Tifu, la chitarra di Andrea Cutri e la batteria suonata dallo stesso Garau, componente negli anni ’70 e ’80 degli Stormy Six.
Nato a Santa Giusta (Oristano) nel 1953, si è diplomato all’Accademia nel 1974. La prima personale è nel 1984 nello Studio Cannaviello di Milano, seguiranno mostre, a Lugano, Losanna, Barcellona, San Francisco, Washington, Strasburgo,Londra; due presenze alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2003 e 2011. Negli ultimi anni ha esposto nei musei di Saint-Etienne, Cordoba, Brasilia, San Paolo, Montevideo. Nel 2017 ha scritto e diretto “La tela” docufilm girato in un carcere di Alta Sicurezzacon la fotografia di Fabio Olmi. Nel 2019 ha girato un docu-thriller prendendo spunto dalle ultime opere (non ancora esposte) Futuri affreschi italiani. A febbraio scorso ha collocato in piazza della Scala a Milano la sua seconda installazione immateriale, “Buddha in contemplazione”.
Stanze Italiane
Piattaforma digitale voluta dall’Istituto italiano di cultura di New York nella persona del suo direttore, Fabio Finotti, strutturata in stanze, ognuna delle quali è animata da una serie di video, immagini, interviste e testi.
Il sito si basa su uno storytelling digitale che consente la navigazione di immagini ad alta risoluzione, trasformate in mappe dei contenuti testuali e audiovisivi di ciascuna stanza. L’iconografia del sito è costruita attraverso immagini simbolo dell’Italia e del suo rapporto con New York, messe a disposizione da musei, fondazioni, istituzioni e collezioni private; estratti di brani musicali di genere ed epoche diverse legati ai diversi temi delle Stanze. Da un’idea di Fabio Finotti (autore dei testi sulla piattaforma), “Stanze italiane” è un progetto prodotto dall’Istituto Italiano di Cultura di New York – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale con la collaborazione di Malina Mannarino (segreteria di direzione) e Floriana Tessitore (programmazione e produzione); il sito e i social media sono curati da “Cultura e digitale”, art direction Venti caratteruzzi. La regia dei video – realizzati in varie sedi, grazie a una fitta rete di collaboratori coordinata in remoto – è di Emanuele Cammarata.
a cura della redazione