E a proposito di posizione strategica lo scorso 29 aprile 2021 il Castello di Manfredonia è tornato alla sua piena fruibilità, dopo un’importante operazione di recupero e restyling degli spazi, rappresentando la vera novità e punta di diamante dell’offerta turistica per l’estate 2021 della città fondata da Re Manfredi, figlio di Federico II.
“Abbiamo voluto inaugurare il museo – afferma l’arch. Piccarreta – per lanciare un messaggio di rinascita. Oggi, a conclusione dei lavori che hanno visto coinvolti numerosi Istituti MIC della Puglia, il castello e il museo ospitato all’interno tornano alla piena fruibilità della comunità”.
La dott.ssa Ciancio sottolinea: “Il Castello di Manfredonia è un attrattore culturale di importanza strategica, che ha le potenzialità per coinvolgere il territorio e gli altri luoghi della cultura in una rete museale di grande rilevanza per l’intera Regione Puglia”.
I lavori finanziati con fondi PON Cultura e Sviluppo 2014-2020, hanno portato al completamento del percorso espositivo e degli aspetti legati alla didattica, alla comunicazione ed alla fruizione dei contenuti.
Con questa seconda fase di lavori ha avuto termine il lungo processo di rinnovamento avviato con il primo lotto finanziato con i fondi europei POIn 2007-2013.
I lavori hanno preso avvio a settembre 2019 e si sono conclusi a marzo 2021, subendo, tuttavia, i rallentamenti dovuti all’emergenza sanitaria per la pandemia da Covid19 che hanno determinato lo slittamento della fine dei lavori.
Il progetto ha riguardato in particolare gli aspetti dell’adeguamento del castello alla piena funzionalità di sede museale e degli allestimenti. È stato perseguito l’obiettivo del miglioramento dell’accessibilità grazie a opere volte al superamento delle barriere architettoniche mediante la realizzazione di un nuovo ascensore e di rampe per i luoghi aperti al pubblico. La realizzazione di un coerente impianto di illuminazione dei prospetti e degli spazi esterni consentirà la fruizione serale dei camminamenti e dei cortili dell’intero maniero.
Sono stati completati gli allestimenti museali con l’integrazione di teche, strutture espositive come il deposito a vista delle stele daunie e apparati didattici dai contenuti scientifici e divulgativi, realizzati con una veste grafica coerente, nonché contenuti multimediali che completano l’offerta culturale del museo.
Il percorso espositivo segue un criterio cronologico che si snoda in quattro principali sezioni museali arricchite da spazi di approfondimento dedicati a rinvenimenti particolarmente importanti del territorio della Puglia settentrionale, dalla Preistoria all’età arcaica.
Al primo piano sono due sale: una dedicata al Neolitico e all’Eneolitico (Venti del Neolitico. Uomini del rame) e l’altra all’età del Bronzo (Metropoli dell’età del Bronzo). Al piano terra l’esposizione si articola in altre due sale dedicate alla civiltà dei Dauni. La sala La terra del re straniero illustra i reperti provenienti dai contesti funerari dei principali centri della Puglia settentrionale abitati dai Dauni in età preromana.
Nel percorso di visita del Museo nazionale archeologico di Manfredonia un valore particolare è attribuito alla sezione Pagine di pietra e al deposito a vista della Torre della polveriera che espongono le stele daunie, la più originale manifestazione culturale della civiltà indigena, la cui scoperta è legata al recupero dell’archeologo toscano Silvio Ferri.
Il patrimonio archeologico custodito nel deposito a vista restituisce alla collettività 84 stele daunie, conservate finora nei depositi del Museo e mai esposte prima, arricchendo le conoscenze legate agli aspetti ideologici, simbolici ed artistici dei Dauni.
Il Museo Nazionale Archeologico di Manfredonia, ospitato all’interno del Castello svevo, custodisce i reperti archeologici più noti e significativi del territorio della Capitanata e dell’area garganica, tra cui le stele daunie.
Le collezioni sono ospitate all’interno del Castello svevo-angioino, maniero costruito nel XIII secolo per volontà di Manfredi di Svevia, figlio dell’imperatore Federico II, a difesa del nuovo abitato costruito per accogliere gli abitanti della vicina Siponto, diventata inospitale a causa dell’impaludamento e delle guerre. In epoca angioina la struttura turrita assunse una fisionomia organica e un impianto più complesso con alta cortina muraria a pianta quadrangolare.
Nel XV secolo gli Aragonesi dotarono il castello di una seconda cinta muraria esterna, raccordata agli spigoli da quattro torrioni circolari.
Quello ad ovest, nel corso del XVI secolo, venne inglobato in una struttura a pianta pentagonale che prende il nome da un bassorilievo con scena dell’Annunciazione visibile sulle mura esterne del bastione. Il Museo, oltre che custodire gli oggetti archeologici, testimonianze preziose delle antiche popolazioni daunie, vuole essenzialmente svolgere quella funzione di rinvigorimento della memoria storica, intesa non come mero ricordo del passato ma come civico dovere di consapevolezza critica e perciò, attraverso una intelligente ed opportuna sezione didattica, con veri e propri sussidi e servizi, facilita l’approccio all’archeologia dei giovani in particolare e di tutti i visitatori più sensibili in generale
a cura della redazione