l Museo accoglie I Sette Savi di Fausto Melotti all’interno dei suoi spazi, grazie a un accordo di valorizzazione tra il Comune di Milano, la Città Metropolitana e il Museo del Novecento.
A partire da venerdì 29 ottobre, infatti, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia esporrà il gruppo scultoreo nel giardino del primo Chiostro dell’edificio Monumentale, restituendo alla città, in un allestimento permanente, un’opera iconica che fa parte del patrimonio del Novecento milanese.
“Accogliere un’opera come I Sette Savi, che è parte della storia della città di Milano oltre che patrimonio artistico italiano, è per il Museo un momento rilevante e assai significativo del percorso iniziato nel 1953 dal fondatore Guido Ucelli.
Si tratta di un’occasione di particolare importanza, sia per l’alto valore culturale del progetto, sia perché offre una solida testimonianza dell’ottimo risultato conseguito grazie all’unità d’intenti fra le diverse istituzioni che hanno accolto e condiviso la nostra disponibilità a realizzarlo.
Una tale cooperazione fra istituzioni è lo strumento indispensabile affinché la cultura sia realmente, e senza retorica, il fondamento essenziale e unitario dei processi di innovazione scientifico-tecnologica e di ripresa economico-sociale che ci attendono di necessità nei prossimi anni”, dichiara Lorenzo Ornaghi, Presidente del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia.
“C’è una scritta situata all’ingresso del nostro Museo, che reca con sé un significato profondo: Scienza è Cultura.
Questa espressione rappresenta l’entità stessa del Museo, come luogo di cultura intestato a Leonardo da Vinci che sente il bisogno di una fertilizzazione incrociata fra saperi.
Nell’opera I Sette Savi ritroviamo il poliedrico scenario di vita, i valori e le visioni dell’autore Fausto Melotti, scultore, poeta, musicista e ingegnere elettrotecnico. Valori e visioni che sono anche nostri e che accoglieranno come un simbolo i visitatori del Museo”, sottolinea Fiorenzo Galli, Direttore Generale del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia.
Per la collocazione del gruppo scultoreo sono stati scelti i Chiostri recentemente restaurati, in modo da creare un legame tra le sculture, il verde e il contesto architettonico, dove le figure sono disposte secondo uno schema geometrico che determina un gioco di sguardi, in un enigmatico silenzio volto a rinnovare lo spirito con cui Melotti, artista e ingegnere, le pensò.
Questo progetto culturale si pone in linea con l’identità e la missione del Museo di dialogo tra arte, scienza e tecnica.
In continuità con l’intervento di restauro delle facciate dell’edificio Monumentale, il Museo ha eseguito, grazie al contributo di Regione Lombardia, la riqualificazione dei due Chiostri e del loggiato superiore dell’ex monastero olivetano, attraverso il ripristino degli intonaci ammalorati, la ritinteggiatura di pareti, volte e parapetti e la pulitura della pavimentazione e di tutti i materiali lapidei.
Nel 2021 anche i giardini dei chiostri sono stati oggetto di interventi di riqualificazione, che hanno interessato le aree verdi, alleggerite al fine di rendere meglio visibili i resti del recinto fortificato del mausoleo imperiale; è stato inoltre realizzato un nuovo impianto elettrico funzionale all’illuminazione, con la posa di nuovi corpi illuminanti – dal progetto di lighting design di ERCO Illuminazione – e la realizzazione di un nuovo sistema di irrigazione dei giardini.
L’arrivo de “I Sette Savi” al Museo, si inserisce in un percorso progettuale di valorizzazione e fruibilità dei Giardini e delle pertinenze archeologiche, con la tutela della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Milano, nonché di continuità all’attività culturale e organizzativa del Museo. Gli interventi strutturali ed allestitivi dei Sette Savi sono stati realizzati grazie al contributo di Regione Lombardia.
“Solenne e misterioso, il gruppo dei sette giganti in pietra di Fausto Melotti trova finalmente fissa e degna dimora. A sessant’anni dalla sua realizzazione – e a trentacinque dalla scomparsa del grande artista roveretano – quest’opera monumentale torna a nuova vita, dopo un lungo e travagliato peregrinare. Un’operazione realizzata grazie all’intervento concreto di Regione Lombardia, che prosegue così nel sostegno alle azioni di riqualificazione e di valorizzazione del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia”, spiega Stefano Bruno Galli, Assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia.
L’opera “I Sette Savi”, costituita da sette sculture realizzate in Pietra di Viggiù, è stata commissionata nel 1961 dal Comune di Milano a Fausto Melotti per il giardino del nuovo edificio del Liceo Carducci .
Le sette sculture riprendono, modificandola, l’opera in gesso “Costante Uomo” che Melotti aveva presentato alla VI Triennale del 1936 per la Sala della Coerenza progettata dallo Studio BBPR (gli architetti Banfi, Belgioioso, Peressutti, Rogers): dodici sculture in gesso, con una mano incavata all’altezza del cuore, disposte in tre file da quattro sculture ognuna.
Nell’abbozzo di figure umane senza dettagli che si rifanno anche ai manichini di De Chirico, l’artista rileggeva il tema dei saggi custodi dell’antica civiltà greca, Talete, Solone, Periandro, Cleobulo, Chilone, Biante e Pittaco , rifacendosi alla ricostruzione fatta da Diogene Laerzio nelle “Vite dei Filosofi”.
Rimosse dopo un danneggiamento e per lungo tempo non visibili, le sculture sono state recuperate dalla Provincia di Milano (oggi Città metropolitana), anche grazie all’Associazione Studentesca del Liceo Carducci, e restaurate nel 2013 col sostegno di SEA.
“ L’esperienza della pandemia ci ha resi ancora più consapevoli del fatto che la scienza non è sempre esatta e che le arti rappresentano l’aspetto più consolatorio di questa verità.
La somma di arte e scienza costituisce la totalità del pensiero umano e trova la sintesi perfetta in quest’opera, che infatti fu commissionata a Melotti dal Comune di Milano per essere collocata nel giardino di una scuola, il liceo Carducci.
Dopo un restauro accurato, per il quale dobbiamo ringraziare SEA, I Sette Savi trovano finalmente il loro posto in un luogo storico della città, in un Museo intitolato a Leonardo da Vinci – e chi mai più di lui rappresenta l’impossibilità di scindere il sapere scientifico dal talento artistico – e in un allestimento suggestivo che potrà essere ammirato da tutti i visitatori del Museo. Un risultato ottenuto grazie all’impegno di diverse istituzioni che hanno lavorato insieme per restituire questo capolavoro alla collettività”, spiega Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura Comune di Milano.
“Siamo felici che l’opera di Melotti, da anni custodita dalla Città Metropolitana, dopo il restauro del 2013, torni visibile al pubblico. E lo fa grazie alla collaborazione tra gli Enti del territorio, il Museo e i privati, in una sinergia virtuosa che rappresenta l’efficacia di un modo di operare che porta a grandi risultati”, dichiara Francesco Vassallo, consigliere delegato al Patrimonio della Città metropolitana di Milano.
Dei Sette Savi Melotti realizza più esemplari, oltre a questi in pietra: una versione in gesso, probabilmente preparatoria alle sculture per il Liceo Carducci, e una in marmo commissionata nel 1981 dal Comune di Milano ed esposta al PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea, in via Palestro.
Per l’installazione dei Savi si torna a scegliere uno spazio all’aperto, per creare un legame tra il manufatto artistico, la natura e l’architettura da cui è circondato , dove le sculture sono disposte secondo uno schema geometrico che determina un gioco di sguardi in un enigmatico silenzio, scevro però da ogni forma di inquietudine.
La loro figura imponente suscita un senso rassicurante di protezione, derivante dalla saggezza quasi ieratica che sembrano infondere in chi li osserva: sono infatti entità imperturbabili che affrontano lo scorrere del tempo con compostezza, accogliendolo senza affanni, e invitando lo spettatore a fare altrettanto.
Il gruppo scultoreo ben riflette la sfaccettata formazione di Fausto Melotti, ingegnere, musicista e scultore, oltre ad essere emblema della fecondità creativa di un periodo particolarmente significativo per l’arte milanese e italiana, in cui la storia della Città si fonde con quella del Paese.
La volontà del Museo di restituire “I Sette Savi” alla comunità, vuole essere un’azione concreta per affermare il valore della cultura come fattore primario di conoscenza, in un’ottica di coesione sociale basata su un forte valore identitario: arte, scienza e cultura sono infatti elementi di unione in cui riconoscersi come parte della stessa storia.
“Il dialogo tra arte, scienza e tecnica, insieme al concetto di unità dei saperi, non solo è parte fondante dell’identità del Museo, ma riflette la stretta relazione tra collezionismo, esposizioni e industria della Milano Politecnica tra Otto e Novecento. Guido Ucelli, fondatore del museo e vero e proprio ingegnere umanista, ne è un esempio, così come gli artisti del Novecento che nei decenni sono stati chiamati a lavorare in dialogo con spazi e collezioni, dai fratelli Pomodoro a Hidetoshi Nagasawa, parte di un percorso sull’arte del Novecento che oggi viene arricchito e continuerà a svilupparsi in futuro”, spiega Claudio Giorgione, Curatore Leonardo Arte e Scienza Museo Nazionale Scienza e Tecnologia.
Questo forte bisogno di commistione tra arte e scienza scaturisce anche da un approccio internazionale convergente: a partire dagli anni 60 del ‘900 la museologia scientifica ha infatti condotto numerose ricerche e sperimentato diversificate pratiche curatoriali ibride, ove per restituire la complessità di specifici temi e ambiti, si combinano o accostano la ricerca storico-scientifica con la ricerca espressiva artistica.
Oggi, in un clima in cui l’interdisciplinarietà viene considerata un fattore sostanziale in tutti gli ambiti della conoscenza e della produzione, è diventata pratica comune per i musei della scienza relazionarsi con il mondo delle arti .
Curatori, storici, conservatori, educatori dei musei tecnico-scientifici di tutto il mondo guardano agli artisti storici e contemporanei e al loro lavoro con grande varietà di scopi: l’arte è entrata ed entra tutt’oggi nei musei scientifici in forma di esposizioni temporanee, collezioni permanenti, installazioni tematiche, collaborazioni curatoriali, partecipazioni metodologiche in ambito educativo e in molte altre forme.
a cura della redazione