Il 2021 è stato, per il mondo del lavoro, un anno a luci e ombre, in cui i buoni risultati non riportano il Paese ai livelli pre-pandemia – mancano ancora 200mila posti, dichiara l’Istat – ma permettono di superare la grave impasse del 2020.

Secondo le analisi di Jobtech, (https://jobtech.it), prima agenzia italiana per il lavoro digitale, il secondo semestre dell’anno ha registrato un aumento complessivo del 21% degli annunci di lavoro disponibili online rispetto alla prima parte dell’anno, che era stata contrassegnata da un vero e proprio boom (+62%), comprensibile considerando la terribile situazione del 2020.

Parallelamente, i dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro in somministrazione registrano un ulteriore calo, pari al 3,3% del numero di persone in cerca di una nuova opportunità lavorativa. La situazione, non dissimile a quella della prima parte dell’anno, conferma il generale attendismo degli italiani: chi ha un lavoro se lo tiene e non pensa a cambiarlo. Da qui ancora il saldo negativo della domanda di posti di lavoro.

Jobtech ha condotto un’analisi su un campione di 50.000 utenti attivi sui portali verticali dell’agenzia nel secondo semestre del 2021: i risultati hanno permesso confermare anche nella seconda parte dell’anno la maggior difficoltà delle donne a trovare un’occupazione. Sono sempre le donne a cercare lavoro in misura maggiore rispetto agli uomini: ben il 63%, contro un 37% della compagine maschile. Il dato, che esaspera il risultato allarmante registrato nel primo semestre (58 vs 42%), conferma che l’aumento dell’occupazione del 2021 ha riguardato solo gli uomini.

Le donne che cercano lavoro, e qui c’è la beffa, si rivelano più qualificate degli uomini, perlomeno se parliamo di titoli di studio: il 24,9% delle donne ha almeno una laurea triennale, contro il 20,9% degli uomini; il 62,2% ha un diploma, contro il 59,4% degli uomini. A livello di esperienza, invece, non compaiono significative differenze: chi cerca un lavoro oggi ha poco più di 4 anni di esperienza, in uno o più settori lavorativi.

Guardando, invece, le differenze anagrafiche si rileva come siano i millennials a rappresentare la quasi metà del campione di chi cerca lavoro: appartiene a questa fascia d’età il 46% del totale; segue, con il 28%, la Generazione Z. Non mancano, però, gli over 40: è membro della Generazione X il 23% e un Baby boomer il 2,9% del totale.

Le differenze regionali

In fatto di opportunità lavorative e dinamismo occupazionale l’Italia, anche nel 2021, resta spaccata in due: considerando complessivamente l’anno appena passato, il 75,7% degli annunci di lavoro online proveniva dal Nord Italia (rispettivamente il 42,1% dal Nord-Ovest e il 33,6% Nord-Est). Dal Centro solo il 15,7%, mentre dal Sud e Isole solo il 8,7%. Un divario, questo, che si ripercuote anche sulla domanda di lavoro.

Non è un caso che il 23,4% di chi ha cercato un’occupazione, attraverso la rete, nel secondo semestre dell’anno risieda in Lombardia. Anche rapportando i dati con la popolazione, le regioni con la popolazione più attivamente alla ricerca di lavoro sono state Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Lombardia. Di contro, quelle in cui si è meno cercato lavoro tramite i canali online sono state Calabria, Sicilia e Basilicata. La spaccatura Nord-Sud si conferma anche per quanto riguarda la competizione tra candidati: le regioni contraddistinte dai più alti rapporti tra annunci e candidature sono state Sicilia e Sardegna, mentre quelle dove c’è stata minor competizione su una singola offerta di lavoro – e quindi più chance di assunzione – sono state Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna.

Il retail continua a soffrire, maggiori opportunità nella logistica e nell’ho.re.ca

Anche nel secondo semestre dell’anno trovare lavoro è un’impresa che dipende dal settore scelto: più facile trovare lavoro, perché il divario tra domanda e offerta è più piccolo, nell’ho.re.ca – business che negli scorsi mesi aveva davvero sofferto nel far incontrare domanda e offerta di lavoro – e, a seguire, nella logistica e nel mondo dei call center. Di contro, è il retail a soffrire maggiormente: qui le persone in cerca di lavoro sono nettamente di più rispetto agli annunci disponibili.

Al di là del settore più o meno appetibile, gli annunci che rilevano il maggiore interesse da parte di chi è alla ricerca di lavoro contengono la parola “smartworking”: nonostante il parziale ritorno alla normalità che abbiamo vissuto perlomeno fino a poche settimane fa, questo fattore appare, più che un benefit, una condizione imprescindibile, segno forse di una nuova cultura del lavoro.

«La seconda parte dell’anno – dichiara Angelo Sergio Zamboni, co-founder di Jobtech – conferma una situazione complessa, contraddistinta dalla crescita congiunturale dell’occupazione rilevata dall’Istat (a novembre +2,2% rispetto al 2020) e dalla diminuzione dei disoccupati e degli inattivi. A queste notizie positive fanno da contraltare tre fattori: in primis, l’attendismo della forza lavoro, che preferisce non cambiare in un momento di assoluta incertezza; in secondo luogo, la situazione delle lavoratrici, mai come oggi vere vittime degli esiti della pandemia sul lavoro, che non riescono a trovare un’occupazione e, pur più titolate e preparate, restano al palo; infine, dobbiamo continuamente ricordare la drammatica spaccatura Nord-Sud, che è ben lontana dall’essere ricucita nonostante sia oggetto di dibattito da decenni e cardine del PNRR».

Si rimanda all’osservatorio completo per maggiori elementi: https://jobtech.it/osservatorio-lavoro/secondo-semestre-2021.html

 

a cura della redazione

Written by giovanni47