Per la sua prima mostra in un museo italiano, Nicolas Party ha ideato un corpus di nuove opere in stretto dialogo con i capolavori della collezione del Museo Poldi Pezzoli, aprendo molteplici prospettive che gettano nuova luce sugli antichi capolavori così come sulla sua pratica artistica.
Come filo conduttore per il suo progetto, l’artista svizzero ha scelto il trittico, ispirato dall’omonima opera di Mariotto Albertinelli conservata nella collezione del Museo. Attratto dalla qualità teatrale dei pannelli che compongono l’opera, i cui sportelli – se aperti o chiusi – svelano o nascondono le immagini dipinte nei pannelli interni, l’artista crea un accostamento inaspettato paragonando il diffuso formato classico dei pezzi d’altare medievali e del Rinascimento alla Boîte-en-Valise di Marcel Duchamp (leggendario oggetto di avanguardia creato dall’artista francese negli anni Quaranta per contenere riproduzioni miniaturizzate delle proprie opere).
Cinque trittici autoportanti di Party, riccamente decorati con motivi faux marbre, sono installati su plinti nel Salone Dorato, al centro della stanza. Ogni trittico, dipinto su entrambi i lati, ha un pannello centrale in rame raffigurante un ritratto affiancato da due sportelli raffiguranti nature morte e paesaggi, che ritornano anche come tematica dominante sui pannelli esterni dove sono eseguiti nelle tonalità grigie della grisaille.
Nella Stanza del Collezionista, il trittico ritorna sotto le sembianze di un’imponente scenografia teatrale decorata in bianco e nero con austeri motivi faux marbre. Imitando la tripartizione dell’oggetto originale, ma ingrandendolo per una lunghezza di quattro metri, l’artista ha concepito questo dispositivo per l’esposizione di nuovi ritratti ovali e nature morte, realizzati con la tecnica del pastello morbido. Una delle caratteristiche più peculiari di Party è infatti l’uso del pastello, un medium reso celebre nel XVIII secolo dalla pittrice Rosalba Carriera, il cui raffinato Ritratto di Gentiluomo è conservato nella collezione del Museo. Riecheggiando la composizione dei suoi trittici più piccoli, i due pannelli centrali di questa struttura presentano ognuno un ritratto con cui l’artista paga un tributo esplicito a due degli altri dipinti rinascimentali presenti nella collezione del Museo, ovvero San Paolo e San Gerolamo di Bartolomeo Montagna.
In questo caso, la curiosità di Party è stata attirata dalle specifiche qualità pittoriche dei tessuti drappeggiati che vestono i due santi: “La stoffa diventa un’espressione del sentimento interiore del personaggio. Invece di coprire il corpo del Santo, ne rivela l’energia interiore. La stoffa è espressiva quanto i volti di San Paolo e di San Gerolamo”, osserva l’artista.
La mostra prosegue il dialogo, mai interrotto, del Museo con l’arte, dal passato al presente, dal gusto di Gian Giacomo Poldi Pezzoli all’estetica di un giovane, ma già affermato, rappresentante dell’arte contemporanea come Nicolas Party e si inserisce in una programmazione iniziata dal 2011 di rassegne di opere di artisti contemporanei create ispirandosi ai capolavori del Museo.
La mostra è accompagnata da una brochure illustrata con contributi di Nicolas Party e Arturo Galansino.