Questa storia comincia con “C’era una volta… l’osteria”.

L’osteria era un punto di ritrovo per i paesani e un luogo dove i viaggiatori potevano trovare ristoro. All’osteria non si era mai soli e un buon bicchiere di vino si beveva e si beve ancora oggi più volentieri, quando si è in compagnia. Un luogo, che ha il sapore di un tempo antico e di una ritualità perduta, oggi ritorna di attualità e si rinnova attraverso un progetto di ristorazione firmato dall’architetto Emanuele Svetti di Studio Svetti Architecture.

 

Mi piace creare interni che durino nel tempo – continua l’Architetto Svetti – è questa la chiave del successo degli ambienti che progetto, in un mondo sempre più freneticamente alla ricerca di formule di successo. Mi piace progettare spazi che combinino sofisticazione concettuale a facilità funzionale”.

 

Nel caso di Osteria Moderna, il colore è stato il punto di partenza, una tonalità cromatica cara alla città: l’amaranto, nella sua particolare tonalità di rosso, calda e avvolgente, che si palesa all’interno del locale in modalità “full-color”, con lo stesso impeto di un cuore intrepido.

 

Un tocco di rosso fa più effetto di una secchiata d’acqua, amava ricordare Matisse – spiega Svetti – il rosso attrae, in qualche maniera “attacca”, in poche parole è quanto di meglio esista, per comunicare visivamente, il rosso è il colore dell’energia, ma anche quello del vino tanto caro alla mia terra, è potenza ed emozione; non a caso è anche uno dei colori più amati ad Arezzo, la città dei “botoli ringhiosi”, come furono appellati i cittadini da Dante in tono coloritamente dispregiativo all’interno della Divina Commedia”.

ALL’INSEGNA DELLA CONVIVIALITA’

 

Nella morfologia, come nella ripartizione degli spazi, c’è un richiamo all’osteria tradizionale. Come accadeva in passato, anche all’Osteria Moderna, si viene accolti nell’area “mescita”, che oggi come allora funge da filtro tra chi desidera fermarsi per una breve pausa e chi invece è in cerca di un luogo dove potersi accomodare. Come era tipico delle osterie, la zona ristorazione era nascosta all’occhio del passante, ma soprattutto divisa dall’area bar dove si giocava a carte e si beveva in compagnia. In questo caso, la zona caffetteria è il primo filtro, dotato di angoli snack per il consumatore “mordi e fuggi” che garantiscono confort anche a chi si ferma soltanto per fare colazione o degustare un tagliere di norcinerie in pausa pranzo. Attraverso un sistema di setti metallici, realizzato su disegno dello studio, si accede quindi all’area ristorante, dove si può consumare un pasto in un’atmosfera elegante e rarefatta, caratterizzata dal colore uniforme dell’ambiente su cui si integrano, con un uso calibrato, quasi come incisi, elementi metallici ed inserti in cemento.

I MATERIALI DELLA MEMORIA

 

A volte è bello stupirsi e lasciarsi inebriare da profumi esaltanti, sapori decisi e colori tipici” ed è su questo concetto che è stato pensato l’involucro del locale. Realizzato come fosse una superficie continua, il pavimento è in resina epossidica, con inserti realizzati in graniglia decorata e ad effetto terrazzo alla veneziana, che creano un mix materico-cromatico anticonvenzionale. Al centro della area ristorante un tappeto realizzato con cementine su disegno in tre tonalità di grigio crea un’ inaspettata variante cromatica, ma anche un punto di attrazione all’interno dell’ambiente, grazie al contrasto deciso scelto dallo Studio.

 

Studio Svetti Architetto nasce nel 2004 dall’eclettismo, professionale ed ideologico, dell’architetto Emanuele Svetti che, attraverso un percorso di ricerca tecnico-progettuale alla riscoperta dell’artigianalità e alla ricerca di nuovi materiali, reinterpretando la tradizione in chiave moderna, crea quello che definisce quello che definisce il “New Tuscan Style”. Realizzando spazi ricettivi, direzionali e commerciali, con particolare attenzione allo studio degli interni per poi arrivare all’architettura residenziale, in pochi anni, l’attività professionale si sviluppa sia a livello nazionale che internazionale con numerosi progetti nel mondo, dalla California all’Africa del Nord, dalla Russia alla Cina fino all’apertura della sede di Londra nel 2016.

a cura della redazione

Written by giovanni47