Reinserire nei Livelli Essenziali di Assistenza, dopo l’esclusione avvenuta nel 2017, la scarpa di serie quale presidio fondamentale per chi è affetto da un’importante complicanza quale il piede diabetico.
È stato questo l’oggetto del dialogo avviato nei giorni scorso tra la Fand, Associazione Italiana Diabetici, e il Ministro della Salute Prof. Orazio Schillaci, con un incontro avvenuto tra gli esponenti Fand e la Segreteria del Ministro, a seguito della lettera inviata pochi giorni prima dall’Associazione con la richiesta di impegnarsi per il reinserimento nei Lea.
L’incontro, in cui la Fand è stata rappresentata dal Presidente Emilio Augusto Benini, accompagnato dal Coordinatore per il Lazio Ignazio Parisi, ha permesso di avviare un percorso, che sarà formalizzato in questi giorni con la richiesta e l’avvio dell’iter procedurale.
Un obiettivo, quello di arrivare a questo importante risultato per chi è affetto da piede diabetico, che la Fand si è impegnata a portare avanti, appellandosi al Ministro Schillaci, anche in virtù della sua lunga storia di associazione e riconosciuta rappresentatività delle persone con diabete.
«Ci vorrà del tempo – dichiara il Presidente Benini -, l’iter richiede necessariamente dei passaggi formali, ma il dato positivo è stato l’ascolto da parte del Ministero, che voglio ringraziare per la disponibilità, e l’acquisizione da parte nostra di tutti gli elementi che ci permettono di avviare questo percorso, sul quale il nostro impegno sarà immediato».
Secondo l’Oms nel 2040 saranno 600 milioni i diabetici nel mondo, contro i 150 milioni del 2000.
Oggi 1 persona su 2 non sa di essere diabetico e scopre la patologia per complicanze già iniziate, senza una diagnosi precoce. In Italia 1 persona su 3 – circa 1 milione – non sa di essere diabetica e la malattia riguarda il 6 per cento della popolazione. Secondo l’ISTAT i morti per diabete sono più numerosi di quelli per le diverse forme di tumore.
Il costo è di 9 miliardi di euro l’anno in Italia, soprattutto per le complicanze e i ricoveri ospedalieri.
L’importanza della diagnosi precoce e l’uso di adeguati sistemi di prevenzione è fondamentale, perché è proprio nei primi due anni dall’esordio, conclamato spesso da una complicanza già maturata, che si mostrano molti dei danni che un diabetico rischia d’avere: ictus cerebrale/cardiaco, infarto, neuropatia, nefropatia, retinopatia, piorrea e gravi complicanze agli arti inferiori.
La complicanza del piede diabetico colpisce il 5 per cento delle persone con diabete (cioè almeno 300 mila), pesa per il 25 per cento sulle risorse totali per la cura del diabete ed è causa per il 4 per cento dei ricoveri per diabete.
La qualità di vita del paziente con ulcera del piede risulta gravemente compromessa per i lunghi tempi di guarigione e purtroppo, nonostante l’Italia sia all’avanguardia nel trattamento, ogni anno sono sottoposti ad amputazione 7 mila pazienti.
Il 40 per cento di questi va incontro a un’amputazione maggiore dell’arto inferiore e la loro aspettativa di vita, indipendentemente dall’età, oscilla tra i 3 e i 5 anni, a causa delle complicanze cardio-vascolari che insorgono nel periodo post amputativo, con grande riduzione della qualità della vita e costi personali, familiari e sociali (non ultima la non abilità al lavoro) che pesano sui bilanci dello Stato.
Nei casi di neuropatia periferica è fondamentale la prevenzione fatta con i presidi dedicati, la cui prescrizione dal marzo 2017 è esclusa dai Lea e delegata dal Ssn alle Regioni, con forti disparità territoriali e costi sostenuti direttamente dai cittadini.
Molti studi scientifici e le stesse linee guida internazionali indicano che le scarpe per la prevenzione della lesione plantare di un soggetto diabetico che non abbia ancora sviluppato lesione, o che non sia affetto da gravi deformità, possono essere calzature tecniche di serie predisposte per l’inserimento di ortesi di scarico personalizzate e non calzature su misura (cioè progettate e realizzate ad personam), che sono utili solo in casi particolarissimi, sono molto più costose delle calzature di serie tecniche (con un aggravio di spesa per il Ssn tra il 100 e il 300 per centro in più) e spesso non sono idonee all’uso di un soggetto abile nelle attività sociali quotidiane.
Per queste ragioni è importante che le calzature di serie tecniche di prevenzione possano essere inserite nei Lea, in un’ottica strategico-economica di adeguata e responsabile gestione delle risorse.
La calzatura di prevenzione può essere infatti, per la maggior parte dei pazienti affetti da piede diabetico, una calzatura di serie e dovrebbe avere un costo ridotto e uguale su tutto il territorio nazionale.
Il recupero di quella parte della spesa pubblica dovuta al gap tra calzatura su misura e calzatura tecnica di serie, potrebbe ragionevolmente essere destinato al trattamento del paziente diabetico integrato tra i vari specialisti per affrontare le altre comorbilità invalidanti e costose che spesso colpiscono una persona con piede diabetico, quali cardiopatia ischemica o vasculopatia cardiaca, ottimizzando la gestione delle risorse ed evitando, al contempo, disparità di trattamento e discriminazioni fra cittadini fragili dello stesso Stato.
a cura della redazione
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