La quarta edizione di PKU&Noi, il format divulgativo con cadenza annuale che si è svolto il 29 giugno, a ridosso del PKU Day internazionale, ha l’obiettivo di sensibilizzare e di fare divulgazione sulla Fenilchetonuria (PKU).

Una malattia metabolica rara ereditaria, autosomica recessiva, che si presenta fin dalla nascita e che è caratterizzata dalla mutazione di un gene, la fenilalanina idrossilasi (PAH), necessario per il metabolismo della fenilalanina (Phe), un aminoacido essenziale presente in quasi tutti gli alimenti proteici. Nel mondo interessa più di 50.000 persone e solo in Italia ne è colpito 1 bambino ogni 10.000 nati.

Per chi è affetto da questa malattia, la terapia principale è la dietoterapia, che gioca un ruolo fondamentale nel trattamento della malattia, così come la supplementazione a base di amminoacidi privi di fenilalanina. Ma oggi ci sono anche trattamenti farmacologici efficaci.

 

«Tra le altre terapie adottate nel trattamento della Fenilchetonuria, dal 2021 in Italia è disponibile, per i pazienti dai 16 anni in su con livelli di Phe > 600 μmol/L, anche quella farmacologica con il Pegvaliase, che si è dimostrata efficace nella maggior parte dei pazienti, ma nel 10% circa dei casi non priva di effetti collaterali», illustra il Professor Alberto Burlina, Direttore dell’UOC Malattie metaboliche ereditarie, Direttore del Centro regionale malattie metaboliche ereditarie della Regione Veneto e direttore del Programma regionale screening neonatale allargato per le malattie metaboliche ereditarie dell’azienda ospedaliera Università di Padova.

«Una terapia, perché abbia successo, richiede una stretta alleanza medico-paziente: ogni caso è infatti a sé stante, non esiste una risposta univoca e non tutti rispondono allo stesso modo e con le medesime tempistiche.

È necessario fare continui studi, valutazioni e differenziazioni nell’approccio terapeutico».

Fiducia, ascolto, comprensione e scambio reciproci sono fondamentali per la gestione della malattia. «Un ulteriore passo avanti per una personalizzazione sempre più accurata e un ulteriore controllo della malattia sarà a breve rappresentato dalla possibilità di fare misurazione domiciliari della fenilalanina», aggiunge Burlina.

 

«La possibilità di accedere a nuove strategie terapeutiche rappresenta un passo epocale per i nostri pazienti, segno di costante aggiornamento e ricerca a loro dedicata al fine di ottimizzare sempre più i possibili outcomes di trattamento. Ogni paziente, in questo ambito, deve avere in mente che non esiste una terapia unicamente adatta a tutti: ognuno è a sé stante e ha proprie peculiarità differenti e speciali da dover considerare nella scelta del miglior trattamento possibile», afferma Valentina Rovelli, Responsabile dell’Equipe Malattie Metaboliche Congenite della S.C. di Pediatria dell’Ospedale San Paolo di Milano, ASST Santi Paolo e Carlo, Università di Milano, Centro di Riferimento Regionale per le iperfenilalaninemie/PKU biochimiche e genetiche e Centro Regionale di Riferimento per lo Screening Neonatale Esteso. «La condizione essenziale per approcciare correttamente la gestione della patologia risiede nell’avere fiducia nel proprio medico e nel gruppo multidisciplinare dedicato alla cura del paziente: la terapia enzimatica sostitutiva costituisce oggi una pronta e efficace possibilità terapeutica, risulta necessario fidarsi e affidarsi al proprio centro di riferimento per poter comprendere se possa essere questa la strategia migliore nel caso specifico, è questa la chiave per un trattamento efficace».

La ricerca è la risposta migliore che si possa dare alle persone con PKU.

Negli ultimi anni, sono state molte le aree di studio che si sono volute esplorare in modo più specifico, non solo in ambito di terapie all’avanguardia come enzimatica sostitutiva e genica, ma anche su altre aree che ancora hanno a che fare con la dietoterapia, con approfondimenti su microbiota e glicomacropeptide (GMP), una fonte proteica naturale alternativa a basso contenuto di fenilalanina.

«Esistono evidenze su possibili benefici sulla flora intestinale nel paziente che assume GMP, gli studi sono in corso e daranno sempre maggiori risposte nel tempo per valutare se ci possa essere effettivamente una correlazione diretta, nonché la possibilità di modulare il microbiota intestinale tramite la sua assunzione», specifica Rovelli. «La dietoterapia resta una risposta efficace, ma oggi si ha la possibilità di usare al meglio diversi farmaci per ottimizzare e personalizzare il trattamento del singolo paziente, tra qualche anno, non nell’immediato futuro, probabilmente si avrà a disposizione anche la terapia genica per il paziente adulto», chiarisce Rovelli.

 

Parlando di novità, non si può non menzionare la terapia con gli oligonucleotidi antisenso (ASO), piccole molecole che possono essere usate per prevenire o alterare la produzione di proteine.

Una ricerca effettuata su modello murino, cioè sui topi, ha dato anche una prima pubblicazione sulla rivista scientifica Molecular Therapy e dà buone speranze.

«È una nuova frontiera della terapia perché questa piccola molecola che si chiama RNA messaggero è a metà strada tra il DNA e la proteina, in pratica è una copia dell’informazione che deriva dal DNAquindi dal gene, che poi porta con sé l’informazione da dare alla proteina. L’mRNA porta l’informazione per produrre l’enzima fenilalanina idrossilasi, che non funziona bene in chi ha la PKU, e viene incapsulata in nanoparticelle lipidiche facendo migliorare i livelli di fenilalanina», spiega Iris Scala, Genetica Clinica pediatrica, UOC Pediatria generale, DAI Materno Infantile dell’AOU Federico II di Napoli. «Poiché i dati di questo studio sui topi sono considerati promettenti, adesso si è in procinto di iniziare la fase di passaggio dal modello animale all’uomo, ma ci vorrà ancora tempo per un’eventuale applicazione», chiosa Scala. Si parla anche di CRISPR, l’editing del genoma: «Sarà una nuova sfida e si avrà un’ulteriore possibilità per curare questa patologia, ma al momento sarei molto cauto», conclude Burlina.

 

Nel corso dell’evento divulgativo, si è parlato anche di inclusività a scuola: è stato presentato il progetto “PKU a scuola”, presentato da Veronica Bisconti, segretaria dell’Associazione L’APE Campania, che da due anni sta portando avanti l’iniziativa nell’I.C. “Samuele Falco” di Scafati in provincia di Salerno. Il progetto, che si concluderà l’anno prossimo, ha fatto conoscere agli studenti le proprietà degli alimenti e i diversi impasti con farine differenti, tra cui quella aproteica.

A oggi, i ragazzi hanno mostrato una maggiore attenzione alle esigenze nutrizionali dei compagni di scuola. “Progetti che migliorano l’empatia, e che aiutano a fare sensibilizzazione su queste tematiche”, ha detto Chiara Cazzorla, psicologa e psicoterapeuta presso la U.O.C. Malattie Metaboliche Ereditarie, dell’A.O. di Padova.

 

In chiusura si è tornati sul tema dell’home monitoring test insieme a Marco Vismara, medico genetista, presidente del Consiglio di Amministrazione di Light Science, società che sta mettendo a punto questo uno strumento di misurazione della fenilalanina domestico. Ed è stato ribadito che a breve, dove per breve devono intendersi all’incirca due anni, sarà nelle case delle persone con PKU.

 

PKU&Noi2024 è visibile sul sito pkuenoi.it. È stato realizzato grazie al lavoro di 8 Associazioni Pazienti: AMMeC, A.P.M.M.C., Cometa ASMMEA.ME.GE.P. Domenico CampanellaIRIS Associazione Siciliana e Cometa Emilia-Romagna, AISMME, L’APE APS Associazione PKU e…. L’evento è stato organizzato da ATSTRAT, grazie al contributo non condizionato dei gold sponsor Vitaflo e PIAM, dei silver sponsor Biomarin e Cambrooke, e ha ricevuto il patrocinio dell’ISS, di UNIAMO e delle società scientifiche SIMMESN e SINUPE.

 

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Written by giovanni47