Per la sesta edizione del programma Furla Series, Fondazione Furla e GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano presentano Kelly Akashi. Converging Figures, a cura di Bruna Roccasalva.
Prima mostra personale dedicata all’artista da un’istituzione italiana, il progetto presenta una serie di nuove produzioni pensate appositamente per dialogare con gli spazi e la collezione del museo.
Kelly Akashi è un’artista americana, nata e cresciuta a Los Angeles da una famiglia di origini giapponesi, la cui pratica si distingue per la capacità di conciliare un approccio concettuale con un’attenzione per la forma e il processo che porta alla sua realizzazione. Sempre eseguiti con sapiente abilità manuale e profonda conoscenza dei materiali, i lavori di Akashi esplorano concetti universali come il tempo e l’entropia, l’impermanenza del mondo naturale e la transitorietà del corpo umano.
Attratta da materiali come cera, bronzo e vetro, Akashi li plasma creando forme che riproducono elementi naturali come piante, fiori, conchiglie o parti del suo corpo, registrandone i cambiamenti fisiologici e dunque il passare del tempo.
Accostate in composizioni poetiche dall’aspetto spesso fragile e prezioso, queste forme, familiari e stranianti al tempo stesso, affrontano temi esistenziali, incoraggiandoci a guardare le cose da una prospettiva diversa, più ampia e meno antropocentrica.
Il progetto Converging Figures ruota attorno al concetto e al fenomeno della “riflessione”, declinato in vari modi ed esplorato attraverso tecniche e materiali diversi in un percorso che si snoda all’interno della collezione permanente della GAM, creando una sinergia con l’architettura e i capolavori del museo. Le opere in mostra nascono in risposta al contesto che le ospita e si inseriscono al suo interno in modo discreto e silenzioso, integrandosi armonicamente con tutto quello che le circonda.
Ad aprire il percorso espositivo è Converging Figures, un’opera del 2019 che dà il titolo alla mostra e che significativamente ne segna l’inizio perché introduce in modo esemplare i contenuti del progetto, anticipando quel susseguirsi di sdoppiamenti, riflessioni, rispecchiamenti che il visitatore incontrerà all’interno delle sale, e allo stesso tempo offre una panoramica del personalissimo vocabolario di Akashi, dagli ambiti di interesse, ai motivi iconografici, fino ai materiali e le tecniche con cui lavora.
Uno degli elementi che compongono Converging Figures è una candela in cera, un oggetto che ricorre nella produzione di Akashi e che ha un significato particolare perché, all’interno del suo percorso di crescita come artista, rappresenta il passaggio dalla fotografia alla scultura.
La formazione di Akashi inizia infatti con la fotografia analogica, ed è soltanto in un secondo momento che l’artista approccia la scultura e scopre in questo mezzo espressivo uno strumento in grado di catturare, registrare e restituire un istante, in modo analogo – se non più efficace – all’obiettivo fotografico.
Akashi realizza le sue prime sculture in cera, per poi passare al bronzo e infine al vetro, tutti materiali e tecniche che rispondono alla stessa esigenza: esplorare il tempo e la nostra capacità di controllarlo.
May 23-25, May 23-26, June 20-23, June 29-30, July 22, July 23-30 (tutte del 2020) sono una serie di fusioni in bronzo o cristallo di candele più o meno consumate che raccontano questo percorso dell’artista verso la scoperta di materiali e modi di lavorare diversi.
Sono molteplici le vie percorse da Akashi per “riflettere” il contesto in cui espone, con opere in cui riproduce dettagli dell’architettura o di dipinti e sculture in collezione, e altre in cui riflette fisicamente l’ambiente circostante utilizzando delle speciali tecniche per rendere specchianti i materiali di cui sono fatte. Merletto Ritratto (Lace Portrait) (2024) e La lettrice (The Reader) (2024), due sculture in vetro soffiato e bronzo installate sui camini delle sale adiacenti la Sala da Ballo, innescano un duplice meccanismo di riflessione nei confronti delle opere in collezione.
Non solo la loro superficie specchiante riflette letteralmente tutto ciò che le circonda, ma le sculture in sé diventano specchio delle opere storiche perché ne riproducono dei dettagli.
Nel primo caso un prezioso merletto è stato realizzato a mano da un artigiano locale a partire da quello dell’abito della Contessa Antonietta Negroni Prati Morosini nel ritratto di Francesco Hayez (1871–1872), mentre nel secondo caso la posa della mano in bronzo, la bottiglia e il calice in vetro sono tutti chiari riferimenti a La Lettrice di Federico Faruffini (1864–1865).
Analogamente, le due sculture dal titolo Daisy Oracle for Weeping (after Il bacio) (2024) nascono in risposta all’opera di Antonio Tantardini Faust e Margherita (Il bacio) (1861) e alla tragica storia d’amore tra i due personaggi.
Le mani in bronzo che fanno parte di queste, così come di tante altre sculture di Akashi, non sono delle mani qualsiasi ma quelle dell’artista stessa, che dal 2015 realizza dei calchi registrando il loro progressivo cambiamento e costruendo così una sorta di “timeline”, che restituisce il passare del tempo e un’idea di transitorietà.
A ispirare l’artista non sono soltanto le opere in collezione ma anche l’architettura degli spazi e i numerosi elementi ornamentali che la caratterizzano.
La corona di fiori in vetro borosilicato di Parnassus Garland (2024) rimanda alle ghirlande che decorano la Sala del Parnaso, mentre la suggestiva installazione Fiori da Ballo (Entwining Flora) (2024) è una “proiezione” e un riflesso dei dettagli floreali che si alternano sul legno del parquet e sugli stucchi del soffitto della Sala da Ballo.
Nella pluralità di approcci al fenomeno della riflessione che l’artista sperimenta, la scultura in marmo Elemental Entwine (2024), in cui l’acqua crea una superficie in grado di riflettere non solo la stanza ma anche il visitatore che la osserva, ci ricorda che lo specchio nella sua forma originaria è un fenomeno naturale.
A chiudere il percorso espositivo, infine, è Mirror Complex (Villa Reale) (2024) una scultura in cui l’oggetto-specchio diventa protagonista assoluto restituendo una sintesi perfetta dei molteplici meccanismi di riflessione attivati dall’artista all’interno della mostra.
Tra gli elementi di cui è composto ci sono anche delle fotografie, scattate da Akashi a Villa Reale e rese anch’esse specchianti attraverso uno speciale processo di stampa.
Sia la fotografia che lo specchio hanno a che a fare con la fugacità del tempo e con lo sdoppiamento tra il soggetto reale e la sua immagine ideale, che è fissata in modo definitivo nel primo caso mentre cambia costantemente nel secondo.
Trasformare in una superficie riflettente l’immagine fotografica vuol dire non solo amplificare in modo esponenziale questo intrecciarsi di dimensione reale e virtuale, ma condensare all’interno dello stesso oggetto la fissità di un momento e il fluire costante del tempo, un singolo istante e un’eternità.
Attraverso una costellazione di lavori formalmente seducenti e tecnicamente rigorosi, la mostra esplora la sedimentazione di temporalità diverse e la stratificazione di conoscenze, vite e generazioni, restituendoci allo stesso tempo la coerenza e la complessità di una ricerca che orbita attorno ai temi della memoria, del tempo e della tradizione, ma che si evolve e sviluppa costantemente in termini di forme, tecniche e materiali.
La mostra di Kelly Akashi è la sesta edizione del progetto Furla Series, ed è il frutto della collaborazione tra Fondazione Furla e GAM, una partnership iniziata nel 2021 per promuovere progetti espositivi a cadenza annuale che offrono un’occasione unica di incontro tra i maestri del passato e i protagonisti del contemporaneo.
Furla Series è il progetto che a partire dal 2017 vede Fondazione Furla impegnata nella realizzazione di mostre in collaborazione con importanti istituzioni d’arte italiane, con un programma tutto al femminile pensato per dare valore e visibilità al contributo fondamentale delle donne nella cultura contemporanea.
a cura della redazione
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