Un vero e proprio boom dei film “no woke” politicamente scorretti, intrisi di protagonisti controversi, decisamente non in sintonia con la filosofia del “politically correct” a tutti i costi che domina il dibattito socio-culturale e che sta portando a un revisionismo esasperato di libri, film, musica e tanto altro.
Lo rivela una ricerca di OmnicomMediaGroup, multinazionale quotata a Wall Street che realizza dati e analisi per le più grandi aziende del mondo che pianificano pubblicità in Italia, commissionata dal quotidiano Libero e relativa agli ultimi 9 mesi di programmazione televisiva.
Se prendiamo in considerazione film datati e cult interpretati da simboli di edonismo e machismo anni ’80 – ma anche ’70 – vediamo che saghe come quelle inossidabili di “Rambo” e “Rocky”, i cruenti scontri di Bruce Lee, le divertenti scazzottate di Bud Spencer e Terence Hill, il reaganiano “Top Gun” del 1986, l’eterno “Indiana Jones” così come gli “spaghetti western” di Sergio Leone ma ancora “Die Hard” di Bruce Willis o l’epico “Braveheart” di Mel Gibson, si sono garantiti almeno 15 milioni di telespettatori e 20 milioni di contatti con share medi oscillanti tra il 6/7% e picchi superiori al 10%.
La serie dei “Rambo” mandata in onda su Italia 1 nei primi due mesi del 2024 ha avuto una media del 6.5% di share con picchi dell’8% e 1,5 milioni di teste per “Rambo 2-La vendetta” del 1985 andato in onda lo scorso 19 gennaio.
Il 31 maggio “Top Gun” sempre su Italia 1 si è garantito 1.117.000 spettatori col 6.5% di share mentre il crudo “I 3 dell’Operazione Drago” di Bruce Lee, del 1973, il 23 maggio ha fatto raggiungere a un canale non generalista come Iris picchi vicini al 5% di share con quasi 500mila spettatori.
Per non parlare di uno dei nostri eroi di gioventù, il mitico Bud Spencer, che il 25 luglio con “Lo chiamavano Bulldozer” del 1978 in onda su Rete 4 è riuscito ancora a toccare vette dell’8% di share e quasi 1 milione di spettatori. Sono solo alcuni esempi di questo consistente trend.
A trainare il successo di questi film è soprattutto il pubblico maschile che mediamente si tiene sul 7% di share e punte superiori al 10% nelle fasce 35/44 anni e 45/54 anni. Più forte il seguito nel Centro-Nord con picchi del 9% ma consistente anche il Sud al 6%. Non mancano comunque le donne, tra il 3 il 4% mediamente, e i giovani adulti 24/35 anni, al 5%.
a cura della redazione
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Written by giovanni47