La Guida Ristoranti d’Italia 2025 premia nuovamente con le Tre Forchette e un punteggio di 92 il ristorante dei fratelli Serva a Rivodutri, in provincia di Rieti.

Una conferma, nel mondo delle guide enogastronomiche, è una conquista rinnovata, un nuovo plauso per il lavoro che si è svolto per un intero anno.

Ed è del massimo riconoscimento che parliamo quando oggi a Roma sono state confermate le Tre Forchette al ristorante La Trota di Rivodutri, in provincia di Rieti.

Una posizione di prestigio tra i grandi locali fine dining italiani, ma anche un unicum in tutto il settore: La Trota, infatti, è il miglior ristorante in Italia per habitat d’acqua dolce.

Sandro Serva sul palco con gli altri premiati.

“Siamo estremamente onorati di ricevere nuovamente questo prestigioso riconoscimento. La Trota rappresenta un’esperienza ormai consolidata ma, nonostante tutto, ogni premio continua a regalarci una profonda soddisfazione. Questa volta lo viviamo con meno stress rispetto al passato, perché siamo
consapevoli di aver svolto un buon lavoro e di avere una nuova generazione pronta e brillante, che ci rassicura per il futuro. Questo premio è un incoraggiamento a proseguire con ancora maggiore determinazione, è uno stimolo che ci spinge a migliorare continuamente, a non accontentarci mai e a
puntare sempre in alto” così Sandro Serva a seguito della premiazione.

La Trota di Rivodutri, dei fratelli Maurizio e Sandro Serva, conferma le Tre Forchette e il punteggio di 92 su 100 nella nuova Guida Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso 2025.

Sandro Serva con il premio.

Ritrovarsi nuovamente e costantemente all’apice nella propria categoria non dipende unicamente dalla qualità del proprio servizio, ma dalla convinzione e dalla tradizione che lo accompagnano.

Una storia iniziata nel lontano 1963, un po’ per caso, un po’ per necessità.

Un nome – quello de La Trota appunto – che nasce non per scelta, ma per abitudine, quella di chi lo frequentava: i pescatori della zona portavano lì le loro trote pescate, ed Emilio, padre degli attuali chef stellati Maurizio e Sandro, le cucinava alla brace.

Sandro Serva sale sul palco per ritirare il premio.

Vedere come nei decenni una cucina così semplice e sincera, unicamente rivolta al proprio territorio, sia diventata un faro nel mondo del fine dining, dice molto su chi oggi siano Maurizio e Sandro Serva e quale la loro filosofia. Pesce d’acqua dolce, selvaggina e cacciagione, erbe spontanee: casa loro. Non c’è spazio per mode e trend, solo per un sincero senso di casa e di valore.

Lo si evince benissimo dal racconto che lo stesso Gambero Rosso dà del locale.

“Un’oasi gastronomica integralmente coesa al paesaggio circostante, sempre capace di ricompensare gli avventori diretti sino al minuscolo centro abitato di Rivodutri. La Trota si conferma uno tra i più solidi esempi di ristorazione locale. Una realtà che ha saputo armonizzare il delicato scambio generazionale tra i fratelli Maurizio e Sandro Serva e i rispettivi figli, Amedeo e Michele.  Ne deriva una rinnovata linfa creativa che non intacca le intramontabili doti di accoglienza, grazia e ricerca già consolidate.  Quest’anno più che mai, la cucina si pone l’obiettivo non semplice di raccontare l’ecosistema fluviale a tutto tondo, valorizzandone ogni specie o elemento. Il risultato tangibile nel menu degustazione a 150 euro è egregio: 13 passaggi che condensano complessità esecutiva, finezza estetica e contrasti accesi di sapori. Due estratti brillanti di questo nuovo corso sono il minimale spaghetto al fondo di trota e il più articolato
tortello di salmerino, pera, aglio orsino e tè nero.  Non si rimane delusi pescando à la carte, ove proposte di terra (alla quale è dedicato un altro degustazione a 140 euro), come la pasta di lenticchie, rosa canina, lenticchie e cavolfiore, rivelano padronanza esemplare pure nell’esaltazione del mondo vegetale.  Abilità verificabili sino in fondo, assaggiando l’originale quanto raffinato comparto della pasticceria.  Il tenore qualitativo degli ingredienti, recuperati in loco o procacciati da piccole realtà artigiane, funge da comun denominatore tra gli habitat contemplati nei piatti. Un servizio di raro garbo e professionalità tutela una cantina d’impostazione democratica, con etichette selezionate per soddisfare ogni genere di appetito.  Se il clima lo consente si può fruire di un dehors mozzafiato, con sedute apparecchiate anche sopra il ponte che attraversa il fiume della sorgente di Santa Susanna”.

a cura della redazione

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Written by giovanni47