Presentati allo European Lung Cancer Congress (ELCC) 2025 i nuovi risultati dello studio di fase 3 MARIPOSA per il trattamento con amivantamab più lazertinib di pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico con delezioni dell’esone 19 (ex19del) del recettore  o mutazioni di sostituzione L858R del fattore di crescita epidermica (EGFR). In particolare, i dati hanno mostrato che la combinazione ha prolungato significativamente la sopravvivenza globale (OS) rispetto a osimertinib.1

Secondo le proiezioni, la sopravvivenza globale mediana, che non è stata ancora raggiunta, potrebbe essere di quattro* anni rispetto ai tre osservati con osimertinib.1 Amivantamab più lazertinib è attualmente approvato nell’Unione Europea per il trattamento in prima linea di pazienti con NSCLC avanzato con mutazione dell’EGFR.2

Lo studio MARIPOSA è il primo studio a mostrare un miglioramento della sopravvivenza globale statisticamente significativo e clinicamente rilevante rispetto allo standard di cura, osimertinib.1

Questo parametro, a differenza della sopravvivenza libera da progressione (PFS) che considera il tempo in cui un trattamento impedisce al tumore di progredire, aiuta a comprendere l’impatto che questo potrebbe avere sulla prospettiva di vita dall’inizio del trattamento.3,4,5

«I tassi di sopravvivenza osservati dimostrano che la combinazione a base di amivantamab più lazertinib può portare ad un prolungamento dell’aspettativa di vita dei pazienti rispetto alla monoterapia con osimertinib e suggeriscono che i benefici di questa terapia possano essere mantenuti nel tempo», commenta Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica, Vicedirettore del Programma sul carcinoma polmonare, IEO di Milano. «Inoltre, il divario tra le curve di sopravvivenza si mostra sempre più ampio, sottolineando il potenziale di questo trattamento nel migliorare gli outcome clinici per i pazienti. Possiamo dire, anche grazie ai nuovi risultati dello studio MARIPOSA, che stiamo entrando in una nuova era per il trattamento in prima linea del tumore del polmone non a piccole cellule con mutazione dell’EGFR avanzato dove la combinazione di amivantamab più lazertinib dimostra il potenziale di diventare il nuovo standard di cura, offrendo benefici concreti e clinicamente rilevanti per i pazienti».

Con un follow-up medio di 37,8 mesi, nei pazienti trattati con amivantamab più lazertinib in prima linea è stata riscontrata una OS significativamente più lunga rispetto a quelli che hanno ricevuto osimertinib, riducendo del 25 per cento il rischio di decesso (hazard ratio [HR], 0,75; intervallo di confidenza [CI] al 95 per cento, 0,61-0,92; P <0,005†).1

La OS mediana per la combinazione non è stata ancora raggiunta, indicando che i benefici in termini di sopravvivenza continuano ad estendersi oltre il periodo di follow-up misurato (Non raggiunta [NR]; IC al 95 per cento, 42,9-NR).1 La sopravvivenza mediana osservata per i pazienti trattati con osimertinib è stata invece di 36,7 mesi (IC al 95 per cento, 33,4-41, 0), coerente con gli studi precedenti con osimertinib.1,6 Il 56 per cento dei pazienti trattati con amivantamab più lazertinib era vivo a tre anni e mezzo rispetto al 44 per cento dei pazienti trattati con osimertinib, l’attuale standard di cura.1 Le proiezioni basate sui dati di sopravvivenza suggeriscono che il trattamento con amivantamab più lazertinib potrebbe prolungare la sopravvivenza mediana di almeno 12 mesi rispetto a quello con osimertinib.*1

«Ad oggi, amivantamab più lazertinib rappresenta l’unica combinazione ad essere priva di chemioterapia che ha dimostrato miglioramenti significativi nella sopravvivenza globale. I dati più recenti confermano che l’impiego combinato di amivantamab e lazertinib potrebbe estendere la vita dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule e mutazioni comuni dell’EGFR di almeno un anno rispetto all’attuale standard di cura, osimertinib, rappresentando un passo avanti nella gestione di questa malattia: il prolungamento dell’aspettativa di vita è infatti un indicatore chiave dell’efficacia di qualsiasi trattamento oncologico», dichiara Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia e dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino.

Considerando gli endpoint secondari dello studio MARIPOSA, la combinazione a base di amivantamab più lazertinib ha inoltre prolungato i tassi di PFS intracranica, la durata della risposta intracranica e la risposta globale intracranica, rispetto a osimertinib.1 In particolare, la combinazione ha prolungato il tempo alla progressione sintomatica (TTSP), ossia il tempo dalla randomizzazione al trattamento all’insorgenza di nuovi sintomi di cancro ai polmoni o al peggioramento di quelli esistenti che richiedono un intervento – di oltre 14 mesi rispetto a osimertinib (43,6 mesi contro 29,3 mesi; HR, 0,69; IC al 95 per cento, 0,57-0,83; P <0,001†).1 Si tratta di una misura chiave incentrata sul paziente, che evidenzia per quanto tempo la qualità della vita può essere preservata prima che i sintomi del cancro ai polmoni abbiano un impatto ulteriore sul percorso del paziente.7

«In questo momento, circa il venti per cento dei pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule con mutazione dell’EGFR avanzato sopravvive oltre i cinque anni. Questi risultati suggeriscono che il trattamento con amivantamab più lazertinib può contribuire a cambiare questa statistica», conclude Joshua Bauml, M.D., Vice Presidente, Lung Cancer Disease Area Stronghold Leader, Johnson & Johnson Innovative Medicine. «Questo regime per il trattamento in prima linea offre la possibilità di ritardare un eventuale ricorso alla chemioterapia e dare ai pazienti e alle loro famiglie la speranza di avere più tempo».

Il profilo di sicurezza di amivantamab più lazertinib è risultato coerente con l’analisi primaria, con tassi di eventi avversi derivanti dal trattamento (TEAE) paragonabili ad altri regimi di amivantamab.1 Non sono stati riportati nuovi segnali di sicurezza durante l’ulteriore follow-up a lungo termine.1 I TEAE più comuni di qualsiasi grado che si sono verificati sono stati paronichia (69 per cento), reazione correlata all’infusione (65 per cento) ed eruzione cutanea (64 per cento).1 Amivantamab più lazertinib ha mostrato tassi più elevati di TEAE correlati a EGFR e MET rispetto a osimertinib, ad eccezione della diarrea, per la quale i tassi erano più elevati per osimertinib.1 Gli eventi avversi di grado 3 o superiore più comuni sono stati rash (17 per cento), paronichia (12 per cento), dermatite acneiforme (9 per cento) e aumento dell’alanina transaminasi (7 per cento).1 La maggior parte degli eventi avversi si è verificata all’inizio del trattamento.1 I risultati di altri studi con amivantamab suggeriscono che l’implementazione di misure profilattiche durante i primi quattro mesi di trattamento può ridurre significativamente il rischio di reazioni cutanee, reazioni correlate all’infusione ed eventi tromboembolici venosi.8,9,10,11

Lo studio MARIPOSA ha raggiunto il suo endpoint primario nell’ottobre 2023, mostrando un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da progressione rispetto a osimertinib.12,13

Mariposa

MARIPOSA (NCT04487080), che ha arruolato 1.074 pazienti, è uno studio randomizzato di fase 3 che valuta amivantamab in combinazione con lazertinib rispetto a osimertinib e rispetto a lazertinib in monoterapia nel trattamento in prima linea di pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico con mutazioni ex19del o della sostituzione dell’esone 21 L858R dell’EGFR.14

L’endpoint primario dello studio è la PFS (secondo le linee guida RECIST v1.1‡) valutata dal Blinded Independent Central Review (BICR).14 Gli endpoint secondari includono la sopravvivenza globale (OS), il tasso di risposta globale (ORR), la durata della risposta (DOR), la sopravvivenza libera da seconda progressione (PFS2) e la PFS intracranica.14

Amivantamab

Amivantamab è un anticorpo bispecifico EGFR-MET completamente umano che agisce colpendo i tumori con mutazioni EGFR attivanti e resistenti e mutazioni e amplificazioni MET e sfruttando il sistema immunitario.2,15,16,17

La Commissione europea (CE) ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio di amivantamab nelle seguenti indicazioni:2

● in associazione con lazertinib per il trattamento di prima linea di pazienti adulti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato con delezioni nell’esone 19 o mutazioni di sostituzione L858R nell’esone 21 dell’EGFR.
● in associazione con carboplatino e pemetrexed per il trattamento di pazienti adulti affetti da NSCLC avanzato con delezioni nell’esone 19 o mutazioni di sostituzione L858R nell’esone 21 dell’EGFR dopo fallimento di una precedente terapia comprendente un inibitore della tirosin-chinasi (TKI) dell’EGFR.
● in associazione con carboplatino e pemetrexed per il trattamento di prima linea di pazienti adulti affetti da NSCLC avanzato con mutazioni da inserzione nell’esone 20 attivanti dell’EGFR.
● in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti affetti da NSCLC avanzato con mutazioni da inserzione nell’esone 20 attivanti dell’EGFR, dopo il fallimento della chemioterapia a base di platino.

Nel febbraio 2025, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato un’estensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio per una formulazione sottocutanea (SC) di amivantamab, in combinazione con lazertinib per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con NSCLC avanzato con delezioni dell’esone 19 o mutazioni di sostituzione dell’esone 21 L858R, e come monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con NSCLC avanzato con mutazioni attivanti dell’inserzione dell’esone 20 dell’EGFR dopo il fallimento della terapia a base di platino.18 Questa estensione è attualmente in attesa di approvazione da parte della CE.

L’amivantamab in formulazione sottocutanea è coformulato con ialuronidasi umana ricombinante PH20 (rHuPH20), la tecnologia di somministrazione dei farmaci ENHANZE® di Halozyme.19

Per un elenco completo degli eventi avversi e per informazioni su dosaggio e somministrazione, controindicazioni e altre precauzioni nell’uso di amivantamab, consultare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto.2

▼ In linea con le normative EMA per i nuovi farmaci, amivantamab è soggetto a monitoraggio addizionale.

Lazertinib

Nel 2018 Janssen Biotech, Inc. ha stipulato un accordo di licenza e collaborazione con Yuhan Corporation per lo sviluppo di lazertinib. Lazertinib è un inibitore orale di terza generazione della tirosin-chinasi (TKI) dell’EGFR che ha come bersaglio sia la mutazione T790M che le mutazioni attivanti dell’EGFR, risparmiando l’EGFR wild-type.20 Un’analisi dell’efficacia e della sicurezza di lazertinib tratta dallo studio di Fase 3 LASER301 è stata pubblicata su The Journal of Clinical Oncology nel 2023.20
Per un elenco completo degli eventi avversi e informazioni sul dosaggio e la somministrazione, le controindicazioni e altre precauzioni nell’uso di lazertinib, consultare il Riassunto delle caratteristiche del prodotto.21

▼ In linea con le normative EMA per i nuovi farmaci, lazertinib è soggetto a monitoraggio addizionale.

NSCLC

In Europa, si stima che 484.306 pazienti abbiano avuto una diagnosi di tumore al polmone nel 2022,22 con circa l’85 per cento di NSCLC.23 Il carcinoma polmonare è il tumore che provoca più morti nel continente, anche rispetto a quanti ne siano causati da carcinoma mammario e carcinoma prostatico insieme.22

I principali sottotipi di NSCLC sono adenocarcinoma, carcinoma a cellule squamose e carcinoma a grandi cellule.23 Tra le mutazioni più comuni nel NSCLC vi sono quelle del gene codificante per il recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), un recettore tirosin-chinasico che aiuta le cellule a proliferare e a dividersi.23,24
Le mutazioni dell’EGFR sono presenti nel 10-15 per cento dei pazienti caucasici con NSCLC e presenti nel 40-50 per cento dei pazienti asiatici25,26,27,28

Le delezioni dell’esone 19 (ex19del) e le mutazioni di sostituzione L858R sono le mutazioni più comuni dell’EGFR.29 Il tasso di sopravvivenza a cinque anni per i pazienti con NSCLC avanzato e mutazioni EGFR trattati con inibitori della tirosin chinasi di EGFR è inferiore al 20 per cento e tra il 25-32 per cento dei pazienti che ricevono l’attuale standard di cura di prima linea, osimertinib, non sopravvive abbastanza a lungo per raggiungere il trattamento di seconda linea.30,31,32

Johnson & Johnson

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* Sulla base di un’ipotesi di distribuzione esponenziale della sopravvivenza globale in entrambi i bracci, si prevede che l’OS superi un anno. I fattori inclusi nel modello erano: tipo di mutazione al baseline, razza, metastasi cerebrali al baseline, età, sesso, ECOG Performance status (PS) e peso al baseline. Questa è una stima e i risultati osservati finali possono variare.

** Il professor de Marinis e il professor Gridelli hanno lavorato come consulenti per Johnson & Johnson; non sono stati retribuiti per alcun lavoro con i media.

†Il valore P è calcolato mediante il test log-rank stratificato per tipo di mutazione (Ex19del o L858R), razza (asiatica o non asiatica) e storia di metastasi cerebrali (presente o assente).

‡ RECIST (versione 1.1) si riferisce ai Criteri di valutazione della risposta nei tumori solidi, che è un modo standard per misurare la risposta dei tumori solidi al trattamento e si basa sul fatto che i tumori si riducono, rimangano invariati o diventino più grandi.

a cura della redazione
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Written by giovanni47

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