L’esposizione LE COSE CHE ACCADONO presenta le opere esito della Residenza Lido La Fortuna a cura di Caterina Angelucci e Luca Zuccala, promossa dall’Associazione Culturale Lido Contemporaneo in collaborazione con il Comune di Fano – Assessorato alla Cultura e Beni Culturali e Fabbrica Urbana, svoltasi nel mese di maggio a Fano e dintorni.
Il progetto mira a promuovere e sostenere il lavoro di artisti under 35 invitati a confrontarsi con le peculiarità artistiche, culturali e paesaggistiche del territorio marchigiano.
Gli artisti in mostra sono Nicolò Cecchella, Andrea Martinucci, Davide Serpetti e Caterina Erica Shanta. Accompagneranno questo poker di artisti le opere di Danny Avidan, Jingge Dong e Oscar Contreras Rojas, tre pittori internazionali che hanno fatto della città di Fano luogo di elezione e ispirazione.
Le cose che accadono è una mostra itinerante a cura di Caterina Angelucci, Andrea Tinterri e Luca Zuccala che prenderà il via dal 20 agosto fino all’8 settembre 2022 a Fabbrica Urbana nella sede di Palazzo Montevecchio a Fano.
Si muoverà poi verso Pergola (PU) a Casa Sponge, dall’11 al 30 settembre 2022 e, successivamente, dal 6 al 18 ottobre 2022 a Milano, nella sede della casa d’aste Artcurial.
Le cose che accadono sono una rivelazione, una miscela di assonanze e corrispondenze scaturite durante le settimane di ricerca sul territorio di Fano. Lampi di ricordi, reminiscenze, coincidenze accesi nell’intenso dialogo osmotico con la città, che si riverberano nel lavoro di ogni artista e nel percorso espositivo. Una lettura inedita di un territorio prezioso, saturo di storia e storie che l’artista rilegge e reinterpreta attraverso la propria sensibilità, i propri occhi. Uno sguardo colto e “straniero” che accoglie e fa proprie le peculiarità della terra, della comunità e del territorio, fondendosi e confondendosi con essi, fino ad arrivare a qualcosa che non si stava cercando ma che, improvvisamente e inspiegabilmente, si manifesta quale tassello prezioso per la propria ricerca.
Per Andrea Martinucci Le cose che accadono sono tele di diverse dimensioni che inaugurano la serie Le Suites, stanze profonde, vissute da desideri, emozioni e paure che chiedono di essere abitate con un’esperienza diversa. Attraverso stratificazioni, strappi, composizioni caotiche e gesti reali – come trasportare le tele all’interno di una valigia che Martinucci porta con sé, immergere le stesse nell’acqua del mare e infine calpestarle come in una danza rituale – i lavori intendono distruggere la distanza oculare con la superficie pittorica, mettendo in discussione il valore della figura.
Caterina Erica Shanta presenta, attraverso un’installazione composta da una proiezione video, una traccia audio e un disegno a grafite su cartoncino nero, Calante: una tensione alla caduta, una perdita di equilibrio in cui la terra sprofonda nel mare Adriatico. Indagando il fenomeno dell’erosione costiera, Shanta omaggia la porta d’acqua, imprevedibile e sovversiva, che aggira l’azione umana e la inghiottisce.
Si interroga sul concetto di natura umana, invece, Davide Serpetti indagando il rapporto tra icone e potere. Come spiega l’artista: “La mia opera indaga il rapporto tra questi due poli, attraverso l’utilizzo di tre elementi: l’eroe, la scultura e gli animali. Nel mio lavoro, ciascuno di questi elementi funziona come forma iconografica – rappresentante uno scopo, un ideale, un’emozione – che mi permette di interrogare il concetto di natura umana nella sua interezza. Negli ultimi anni, i miei soggetti hanno iniziato a indagare l’identità in modo non binario, perseguendo un modello di rappresentazione androgina.” Esseri dall’identità indefinita, spesso assimilabili ad animali, come quelli raffigurati nelle pagine della Monstrorum historia di Ulisse Aldrovandi, bestiario seicentesco di animali fantastici, conservato nella Biblioteca Federiciana di Fano.
Nicolò Cecchella, infine, presenta Solo con occhi, un’installazione composta da un video e due telai in acciaio inox, contenenti una pellicola di gomma di lattice naturale mescolata a polvere di conchiglie, sabbia e terra di scavo archeologico. L’opera diventa una membrana filtrata dalla luce e dallo spazio, come una traccia di tempo immanente, fissata per sempre.
Il progetto di residenza ha visto il coinvolgimento di personalità che appartengono a importanti realtà culturali e sociali di Fano e della sua provincia, che nel corso della permanenza hanno contribuito a fornire gli strumenti di indagine agli artisti per una vasta e approfondita conoscenza del territorio.