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Fino al 18 agosto il MASI Lugano presenta la più grande mostra personale in Svizzera di Shahryar Nashat: “Streams of Spleen“.
Per l’occasione, l’artista è intervenuto con un progetto site specific sullo spazio della sala ipogea del MASI stravolgendone completamente l’atmosfera.
Le opere esposte – quasi tutte nuove produzioni – sono messe in relazione con l’architettura modificata e danno vita a un ambiente multisensoriale coeso, un’unica grande installazione che il pubblico è invitato ad esplorare.
Nel lavoro di Shahryar Nashat il corpo umano, le sue percezioni e rappresentazioni svolgono un ruolo centrale.
Attraverso video, sculture e installazioni, l’artista crea esperienze sinestetiche che evocano emozioni e stati d’animo difficili da esprimere razionalmente.
Evitando interpretazioni definitive, Nashat esplora tematiche come il desiderio, la mortalità, l’istinto animale e l’arte stessa, sfere che sfuggono a una comprensione completa.
Artista attento a come l’arte viene presentata e fruita nei contesti istituzionali, Nashat spesso interviene più o meno esplicitamente sullo spazio espositivo mettendo in luce i meccanismi, le contraddizioni e la retorica che spesso accompagnano la presentazione dell’arte.
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È una sensazione di disagio e al contempo di fascinazione quella che si prova entrando nella sala sotterranea del MASI.
L’intero pavimento è rivestito con delle piastrelle viniliche, e il tono delle luci è alterato.
Al centro della sala una costruzione dal soffitto basso si impone nello spazio come un volume scultoreo, in cui il pubblico è obbligato ad entrare, mentre il suono di un lamento indecifrabile si diffonde e scandisce il ritmo del percorso.
Il cuore pulsante della mostra è il nuovo video Warnings (2024). Integrato nell’architettura del volume al centro della sala, il video è trasmesso in loop su una grande parete di schermi luminosi.
Anche se gli animali -filmati nel loro habitat naturale, disegnati digitalmente o ricreati con l’intelligenza artificiale- trasmettono un senso di vigore e vitalità, rimane una sensazione di inquietudine, rafforzata dalla composizione musicale: un ansimare affannoso che si trasforma in sinfonia di ululati e lamenti per poi diventare musica elettronica dai battiti accelerati.
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a cura della redazione
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