Foto di Antonella Giachetti, la giornalista Mariangela Pira e la moderatrice professoressa Monica Rossoli

“È il momento di interpretare le motivazioni che spingono un maggior desiderio di imprenditorialità delle nuove generazioni: maggiore valorizzazione personale, maggiore flessibilità, voler dipendere solo  da se stesse. Questo dimostra quello che diciamo da tempo e cioè che il sistema non parla la lingua delle donne e quindi della vita, ma questa spinta delle giovani donne se sorretta anche dalle generazioni precedenti può davvero invertire il paradigma del sistema: vogliono fare impresa, vogliono fare qualcosa di importante e possono contribuire ad attuare un cambio del paradigma di pensiero che porti ad un sistema economico sociale diverso e hanno diritto ad avere questa ambizione”.

A dirlo è stata Antonella Giachetti, presidente di Aidda, l’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda, a margine dell’incontro “Quattro chiacchiere con un’imprenditrice di successo” che si è tenuto nel pomeriggio di ieri giovedì 12 giugno all’Università Bicocca di Milano nell’ambito dell’EFFE Summer Camp 2025 e ha coinvolto sessanta studentesse nate tra il 2007 e il 2009, in un dialogo moderato dalla professoressa Monica Rossolini.

“Secondo una recente ricerca promossa da Mastercard – dice Giachetti – il 28% di giovani donne europee della cosiddetta Generazione Z esprimono voglia di imprenditorialità: questo significa che tante ragazze, come quelle che partecipano all’EFFE Summer Camp della Bicocca, sono motivate e vogliono costruire il futuro, non subirlo o averne paura”.

“Ma non basta celebrare le giovani donne che vogliono diventare imprenditrici: bisogna dare loro supporti per creare le condizioni perché questo desiderio trovi strumenti, reti e possibilità di concreta realizzazione. Ed è qui – ha proseguito Giachetti – che anche un’associazione come Aidda fa la sua parte come ponte tra le generazioni. Aidda è nata nel 1961 per promuovere lo sviluppo dell’imprenditoria femminile, ma anche per offrire occasioni di crescita interiore, culturale, etica, attraverso il confronto tra generazioni, esperienze e visioni. Perché essere imprenditrici non significa solo creare valore economico, ma anche portare valore umano nei contesti che si vivono ogni giorno”.

“Dobbiamo ripensare l’organizzazione del sistema e in particolare del lavoro – ha concluso Giachetti – uscendo dalla retorica della conciliazione come problema delle donne e abbracciando una visione in cui vita e lavoro non siano spazi separati da bilanciare, ma parti di un unico percorso umano che garantisca prosperità e autorealizzazione. E questa è una trasformazione culturale necessaria, se vogliamo costruire un’economia fondata sul rispetto delle relazioni e della vita”.

a cura della redazione

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Written by giovanni47

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