La Società italiana di Oftalmologia, per bocca del suo presidente Matteo Piovella, evidenzia l’inadeguatezza della sanità lombarda che non è in grado di assistere con le cure migliori i pazienti a rischio perdita della vista.
Per 100.000 pazienti in lista d’attesa per operarsi di cataratta negli ospedali lombardi mancano i requisiti minimi di sicurezza nelle sale operatorie . Volumi di ricambio d’aria insufficienti e mancanza di filtri particolari che neutralizzano i numeri delle particelle circolanti. Così aumenta il rischio di infezioni con conseguente perdita della vista.
Inoltre- sottolinea Piovella- viene vietata dopo 27 anni la chirurgia oculistica della cataratta ambulatoriale fuori dagli ospedali.
Il 97% degli interventi di cataratta in Italiaviene effettuato con modello organizzativo ambulatoriale. Con un tratto di penna la Regione Lombardia, unica in Italia ha cancellato la chirurgia ambulatoriale per salvaguardare scioccamente interessi di parte danneggiando così l’accesso alle miglior cure da parte dei pazienti.- continua Piovella- e tutto questo quando è fondamentale recuperare quanto non fatto a causa della pandemia
“Improvvisamente, per inadeguatezza e mancanza di competenza – spiega Matteo Piovellia- la Regione Lombardia, che è quella che dice di essere con la sanità migliore, si è dimenticata delle esigenze dell’oculistica, che deve operare e che soprattutto ha portato nel mondo la chirurgia ambulatoriale che è la più apprezzata, soprattutto dai pazienti anziani, e ha fatto una normativa che, di fatto, dal mese di giugno impedisce di eseguire l’intervento di cataratta fuori dagli ospedali”.
Una cosa indifendibile che evidenzia i dannosi effetti di una burocrazia sorda e cieca capace solo di fare danni.
Secondo Piovella questa situazione crea un grande disagio ai pazienti, anche alla luce del fatto che in tutte le altre regioni, nel pieno rispetto delle regole, si continua a potere fare gli interventi nelle strutture ambulatoriali.
“SOI chiede l’immediata sospensione di questi provvedimenti che impediscono di assistere i pazienti e fare gli interventi – ha proseguito Piovella – poi di fare tornare il buonsenso e adottare la stessa metodologia del resto d’Italia”.
Secondo SOI è indispensabile correggere subito l’errore, per poter operare pazienti che non possono trovare la stessa qualità di assistenza negli ospedali pubblici.E noto da anni che le nuove tecnologie oggi indispensabili per ottenere i migliori risultati dopo l’intervento di cataratta sono presenti nel SSN solo per un misero ed inutile 1%.
La Società si deve attivare per impedire che la Regione strumentalmente vieti la chirurgia della cataratta più avanzata e sicura per “proteggere” la bassa qualità erogata nei suoi ospedali, dove ormai sono disponibili dispositivi e tecnologie vecchie di 20 anni.
“Mi sembra veramente un paradosso, come già in passato abbiamo dovuto ricorrere alla magistratura per tutelare i pazienti – ha concluso Piovella – dovere a questo punto scendere in campo contro queste illogicità e promuovere class action a difesa di pazienti che subendo la chirurgia della cataratta senzaanestesia e in condizioni di minore sicurezza subisconodei danni”. Stiamo parlando di 180.000 Persone.
a cura della redazione