Dolore, difficoltà nei movimenti, perdita di autonomia con limitazioni nella vita personale e sociale. Un quadro che conosce bene chi soffre di osteoartrosi (OA), malattia cronica degenerativa progressiva che colpisce le articolazioni, in particolare anca e ginocchio.
È tra le principali cause di dolore disabilitante nella popolazione, secondo stime recenti, almeno 242 milioni di persone nel mondo – 2,3% degli uomini e il 4,5% delle donne – hanno un’artrosi sintomatica[i],[ii]. In Italia, sono oltre 6 milioni a soffrirne e la metà di questi ha un’età sopra i 50 anni[iii]. Numeri rilevanti che collocano questa patologia al primo posto tra le malattie reumatiche.
“Cosi esordito oggi durante una conferenza stampa tenutasi presso la Terrazza di Via Palestro a Milano, Michela Vuga giornalista di Radio 24 e vicina ai problemi della salute e del benessere.
All’incontro da lei moderato sono intervenuti Biagio Zampogna Specialista in Ortopedia e Traumatologia, UOC di Ortopedia e Traumatologia, Policlinico Universitario Campus Bio-Medico presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, Chiara Schiraldi , Professore Ordinario di Biochimica presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli e Andrea Maria Giori, Head R&D presso IBSA Farmaceutici.
“Nonostante sia una delle patologie a più elevato impatto sociale e con un trend di incidenza in crescita, l’osteoartrosi resta ancora oggi una malattia trascurata.
Le cartilagini sono soggette a consumarsi e assottigliarsi con l’avanzare dell’età per l’invecchiamento dei tessuti, ma questo processo può insorgere anche in età giovanile per effetto di carichi e stress sulle articolazioni che per natura non sono previsti ad esempio: sovrappeso e obesità, sedentarietà o, al contrario, sport eccessivo e traumi. Queste condizioni danno il via ad un processo degenerativo inarrestabile che, se non individuato e trattato precocemente con la terapia più appropriata, col tempo porta a un’accelerazione dei processi artrosici”. Ha dichiarato il Dr. Zampogna.
La gestione dell’osteoartrosi non è sempre semplice perché richiede un approccio clinico-terapeutico flessibile e graduale partendo da trattamenti farmacologici, fisioterapici ed infiltrativi fino ad arrivare, nei casi più gravi, a procedure chirurgiche. Per coloro che non rispondono ai primi step di trattamento, l’approccio consigliato dalle principali Linee guida in ambito osteoarticolare è la viscosupplementazione con infiltrazioni intra-articolari di acido ialuronico, da tempo utilizzata e riconosciuta come soluzione conservativa per l’osteoartrosi, con benefici su dolore e funzionalità articolare.
Quando comincia il processo artrosico, infatti, la quantità di acido ialuronico si riduce compromettendo le normali caratteristiche del liquido sinoviale, che svolge una funzione lubrificante e protettiva. Serve quindi la viscosupplementazione per ripristinarne le proprietà viscoelastiche e alleviare i sintomi della patologia degenerativa. Oggi è disponibile una novità terapeutica tutta Made in Italy perché nata dalla partnership tra IBSA Farmaceutici e alcuni centri clinici e di ricerca di eccellenza italiani.
“Grazie alla collaborazione tra il nostro dipartimento di Ricerca e Sviluppo e diversi centri clinici e di ricerca italiani, tra cui il Campus Biomedico di Roma e l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, abbiamo messo a punto un nuovo dispositivo medico in grado di mimare in modo ottimale le caratteristiche e il comportamento del liquido sinoviale endogeno sano. Mediante una nostra tecnologia brevettata, la NAHYCO technology, siamo riusciti a ottenere una formulazione innovativa caratterizzata dalla più alta concentrazione di acido ialuronico altamente purificato e dall’impiego, per la prima volta in un dispositivo iniettabile, della condroitina sodica, anch’essa ultrapura. Entrambi gli ingredienti sono prodotti per via biofermentativa, sono cioè privi di componenti di origine animale, questo ha permesso di ottenere una maggiore performance sommata a una maggiore sicurezza, a beneficio dei pazienti”. Ha spiegato Andrea Giori.
IBSA è uno dei leader mondiali nella produzione di acido ialuronico e continua a investire per ottenere soluzioni terapeutiche sempre più all’avanguardia – come la combinazione di acido ialuronico e condroitina sodica – avvalendosi del contributo dei più importanti centri di ricerca italiani, anche per superare i limiti ancora oggi presenti a livello tecnologico.
“Il nostro gruppo di ricerca ha messo a punto per la prima volta il processo di produzione biofermentativa della condroitina sodica, un componente fisiologicamente presente nell’organismo, seppur in minor quantità rispetto alla condroitina solfato, ma con caratteristiche ed un profilo di sicurezza superiori al prodotto estrattivo finora utilizzato, e pertanto più idoneo per l’uso nei medical device. Si tratta di un processo biotecnologico innovativo, brevettato, insieme agli usi in campo biomedico della condroitina biotecnologica stessa. I nostri studi hanno consentito di identificare nella condroitina un nuovo ingrediente funzionale che ci ha permesso di superare i limiti dell’origine estrattiva animale tradizionalmente adottata, ottenendo così un componente innovativo, più performante, dal punto di vista della reologia e della sicurezza”. Ha precisato Chiara Schiraldi.
I sorprendenti risultati pre-clinici hanno poi trovato riscontro nello studio multicentrico, in cui il Campus Biomedico di Roma ha fatto da capofila[iv], che ha valutato la sicurezza e l’efficacia dell’infiltrazione intra-articolare con l’associazione di acido ialuronico e condroitina di origine biofermentativa su pazienti affetti da osteoartrosi dell’anca, una delle articolazioni di per sé più difficili da trattare e gestire. I risultati hanno dimostrato che, oltre a un ottimo profilo di sicurezza e tollerabilità, il dispositivo medico esercita un rapido e significativo miglioramento del dolore e della funzionalità articolare.
“I risultati dello studio clinico hanno evidenziato che l’efficacia della nuova formulazione è duratura nel tempo, fino a sei mesi dalla prima, singola, infiltrazione.
Nello studio clinico si è studiato l’uso in singola somministrazione della nuova formulazione per testarne sicurezza, performance e durata. Nella pratica clinica tuttavia lo schema terapeutico viene disegnato dallo specialista secondo il quadro clinico e le specifiche necessità di ogni paziente”. Ha infine aggiunto il Dr. Zampogna
IBSA Farmaceutici
Alcune notizie di Ibsa sono state fornite a fine conferenza dal Ceo Luca Crippa : IBSA Farmaceutici, fondata nel 1992, è parte di IBSA (Institut Biochimique SA) e ha il suo Headquarter a Lodi, dove è nato anche il primo stabilimento.
Negli anni IBSA Farmaceutici è cresciuta rapidamente aggiungendo la sede di Roma e lo stabilimento di Cassina de’ Pecchi (MI) e diventando una realtà economica e scientifica di primo piano nel settore farmaceutico italiano.
Attualmente IBSA impiega in Italia 596 collaboratori e ha all’attivo 82 famiglie di brevetti su tecnologie farmaceutiche all’avanguardia. Tecnologia e know-how, unitamente agli investimenti in ricerca e sviluppo, hanno permesso all’Azienda di costruire nel tempo un ampio portafoglio prodotti in 10 aree terapeutiche.
Farmaci, dispositivi medici e integratori alimentari, sono sviluppati e prodotti in Italia dalle nostre Persone e venduti in più di 80 paesi in tutto il mondo. I pilastri su cui IBSA fonda la sua filosofia sono: Persona, Innovazione, Qualità e Sostenibilità. Per maggiori informazioni www.ibsa.it
a cura della redazione