A cinquant’anni dalla scomparsa, l’associazione culturale Iscandula rende omaggio ad Andreas Fridolin Weis Bentzon, lo studioso danese che nel 1957 girò la Sardegna dei paesi a bordo di una moto Nimbus con un registratore: domani (venerdì 17) e sabato 18, a Cagliari, si ricorderanno attraverso una serie di appuntamenti la figura e l’opera del ricercatore e antropologo che sei decenni fa ha raccolto sul campo e lasciato in eredità un patrimonio di suoni e testimonianze video sui musicisti sardi dell’epoca, in particolare dei maestri di launeddas.
In programma domani (venerdì 17) un simposio al Conservatorio Pierluigi Da Palestrina con interventi di esperti, testimonianze, momenti musicali, mentre è rimandata ad altra occasione la prevista inaugurazione della piazzetta dedicata a Bentzon all’interno del Parco della Musica.
La due giorni offrirà anche l’occasione per proiettare – sabato pomeriggio nella Sala “Nanni Loy” dell’E.R.S.U. – la nuova versione di “Is launeddas. La musica dei Sardi”, il film documentario in bianco e nero appena restaurato, prodotto da Iscandula e realizzato negli anni Novanta dal regista Fiorenzo Serra a partire dalle pellicole originali girate da Bentzon nel 1962 e scoperte, a distanza di venti anni, negli Archivi del folklore danese di Copenaghen.
La sfida verso il digitale, per salvare e consegnare ai posteri il film nella migliore qualità possibile, è arrivata proprio da chi scoprì, un po’ per caso, quelle bobine: Dante Olianas, presidente di Iscandula, insieme al produttore Ole Søndberg. Così le pellicole sono state scannerizzate e il film è stato rieditato rispettando l’originale. C’è poi un cameo inedito, diventato un corto: circa cinque minuti di frammenti, tralasciati nel primo montaggio, che immortalano la serenata crabarissa. Nello spezzone la musica di suonatori di Cabras ormai scomparsi: Giovanni Lai, Salvatore Murtas (Patata), Salvatore Manca (Gavaurru) e Francesco Castangia (Su Cau).
Si comincia domani (venerdì 17), dunque, con un’intera giornata al Conservatorio Pierluigi Da Palestrina (in piazza Porrino) dedicata al simposio “Da Bentzon all’era digitale” e al gemellaggio tra Sardegna e Danimarca. Apertura dei lavori alle 9.30 con il benvenuto ai partecipanti della direttrice del Conservatorio, Aurora Cogliandro, seguita dai saluti dei rappresentanti delle istituzioni e partner che contribuiscono all’iniziativa. Ad impreziosire la mattinata, gli interventi musicali di Michele Deiana alle launeddas e del Tenore Nulesu con Andrea e Pierfranco Masala, Eros Manca e Salvatore Dettori.
Coordinati da Eva Garau, storica dell’Università di Cagliari, e da Giovanni Sanna, già giornalista della Rai, i lavori propongono nel pomeriggio, a partire dalle 16, due interventi di profilo internazionale: in collegamento streaming, Anne-Mette Marchen Andersen parlerà delle collezioni raccolte dal Bentzon e conservate nel Museo Nazionale di Danimarca, di cui è Ispettrice e Curatrice; “A. F. W. Bentzon ‘un lupo solitario’ nel mondo dell’antropologia dei paesi nordici” è invece il titolo del successivo contributo – in presenza – di Peter Ian Crawford, docente di Antropologia visiva alla UiT, Università artica della Norvegia. Ignazio Macchiarella, docente di Etnomusicologia all’Università di Cagliari, parlerà di “A. F. W. Bentzon nel panorama degli studi etno-antropologici della Sardegna”; a seguire Felice Tiragallo, docente di Antropologia all’Università di Cagliari: “Il lavoro etnografico di Bentzon nei suoi materiali cinematografici” il titolo del suo intervento.
Con uno sguardo al futuro, chiuderà la serie di contributi Dante Olianas facendo il punto su “Lo stato delle ricerche e delle pubblicazioni dei materiali di A. F. W. Bentzon”. Ma in particolare, il presidente di Iscandula lancerà l’idea di realizzare una Fondazione dedicata allo studioso danese, con una sede adatta in grado di ospitare, e soprattutto rendere accessibili a studenti, appassionati e curiosi, l’enorme eredità di documenti lasciati da Bentzon.
Sabato pomeriggio (18 dicembre) la manifestazione si trasferisce nella Sala “Nanni Loy” dell’E.R.S.U. (in via Trentino): in programma, alle 18, la presentazione e la proiezione della versione restaurata del film “Is launeddas. La musica dei Sardi”, di Andreas Bentzon e Fiorenzo Serra.
Nell’occasione si potrà assistere anche alla prima del corto “Sa serenada Crabarissa” curato da Eleonora Olianas in questo 2021 con immagini girate da Bentzon nel 1962. Moderati da Eva Garau e Giovanni Sanna, intervengono Dante Olianas, scopritore delle immagini di Bentzon, il presidente dell’Associazione Campos Paolo Zedda, Peter Ian Crawford e Eleonora Olianas, curatrice della nuova versione del film oltre che del montaggio del documentario dedicato ai suonatori di Cabras. Interventi e dialoghi saranno accompagnati dalle letture dell’attore Tino Petilli di alcune lettere spedite da Bentzon alla mamma durante il suo primo viaggio in Sardegna, tra il 1952 e il 1953. Gli accompagnamenti musicali saranno a cura di Franco Melis con le sue launeddas.
A cornice della due giorni, sia nell’atrio del Conservatorio che nel foyer della Sala “Nanni Loy” dell’E.R.S.U. sarà allestita una mostra fotografica con le stampe delle foto di Bentzon e pannelli informativi dedicati allo studioso danese.
Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito con super green pass, e saranno trasmessi in diretta streaming sulla pagina Facebook di Iscandula.
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Andreas Fridolin Weis Bentzon (1936-1971) nasce a Copenaghen da una famiglia di compositori e giuristi di lunga tradizione. A sedici anni è già musicista professionista nella Jazz Band del fratello Adrian. Sempre alla stessa età, nel 1952, da solo, a piedi, gira la Sardegna.
Ha pochi soldi, si nutre di pane e pomodori e dorme in campagna o vicino ai cimiteri. Per sopravvivere lavora come garzone nel mitico Circo Zanfretta. Rimane affascinato dallo stile di vita dei sardi e dalla sua musica e, rientrato a casa, dirà alla famiglia: “I have found the subject for my life” (“Ho trovato il tema della mia vita”).
Si iscrive in antropologia e nell’inverno del 1957, a cavallo di una moto Nimbus con side-car, attraversa l’Europa per intraprendere una lunga spedizione di ricerca in Sardegna. Raccoglie una quantità immensa di registrazioni, filmati e attrezzi etnografici. Nel 1959, nel Museo Nazionale di Danimarca organizza un’esposizione dedicata alla vita e alla cultura sarda. Nel 1969, la sua tesi di dottorato diventerà l’opera più importante e tutt’ora insuperata sulle launeddas. Scompare il 20 dicembre 1971, a soli trentacinque anni, una delle più fulgide figure della cultura sarda.
Il direttore del Museo di Danimarca, Per Kristian Madsen ha scritto: “Il contributo di A. F. W. Bentzon alla raccolta e divulgazione della cultura musicale della Sardegna, difficilmente può essere sovrastimato.” Quest’anno ricorre il 50° anniversario della sua scomparsa e l’Associazione Iscandula, titolare dei diritti sulle opere del Bentzon e fiduciaria degli eredi, con questa manifestazione, vuole rendere omaggio ad uno dei personaggi più importanti della cultura sarda che ha speso la sua, sfortunatamente troppo breve esistenza, per celebrare, esaltare e divulgare la musica e la cultura sarda in generale.
La storia del film • Nell’estate del 1962, Bentzon si fece prestare, dal suo amico Keld Helmer Petersen, una cinepresa a molla senza connessione con il registratore, un Majak, anch’esso a molla e, con venti pellicole avute gratuitamente perché già scadute, riuscì a realizzare uno dei più importanti materiali visivi sulla Sardegna.
L’esistenza di questi materiali era sconosciuta, anche al personale degli Archivi del Folklore Danese, fino al 1981 quando Dante Olianas e Ole Søndberg li ritrovarono. Dopo aver identificato luoghi, persone e contesti, Iscandula incaricò il regista Fiorenzo Serra di montare le scene e produrre un film documentario.
Nel 1998, al film è stato assegnato il primo premio della IAMS, (International Association For Media In Science) con la seguente menzione: “…si manifesta un concetto rigoroso della documentazione etnografica che accomuna le esperienze quanto nello spirito quanto nelle metodologie offrendo un contributo per una definizione del termine stesso di scientificità…”. Menzione del Prof. Virgilio Tosi, fondatore della Associazione Italiana di Cinematografia Scientifica.
Alla luce delle nuove tecnologie nel campo dei materiali visivi e sonori, Iscandula era fermamente convinta che sia Bentzon sia le launeddas meritassero un ulteriore sacrificio per salvare e consegnare ai posteri il film nella miglior qualità possibile. A tal fine è stata affrontata una grande sfida. Le pellicole originali sono state scannerizzate (in 4K, Arri) e il film è stato rieditato con estremo rispetto della versione originale.
Un nuovo documento: “Sa serenada Crabarissa” • Tra le pellicole originali del Bentzon figurano anche 2/3 minuti di riprese dedicate alla serenata crabarissa. Durante l’allestimento del film “Is launeddas, la musica dei Sardi” Fiorenzo Serra, decise di tralasciare questi frammenti.
Bentzon ha sempre tenuto in grande considerazione questa espressione della musica sarda documentandola in video e in audio. Lui era sicuro che le sue riprese erano e, probabilmente, sarebbero rimaste uniche nella storia della cinematografia sarda.
A cinquant’anni dalla scomparsa di Weis e a diversi anni dalla scomparsa degli artisti Giovanni Lai, Salvatore Murtas (Patata), Salvatore Manca (Gavaurru) e Francesco Castangia (Su Cau), Iscandula ha voluto rendere fruibili queste scene e contemporaneamente rendere omaggio a Bentzon e ai suoi simpatici informatori crabarissus.
a cura della redazione